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Gianni Biondillo
Cristina Cassar Scalia
Davide Longo
Massimo Carlotto
Alessandro Robecchi
Piero Colaprico
Carlo Lucarelli
Francesco Guccini 
Marco Malvaldi
Alessandro Perissinotto
Antonio Manzini

Gianni Biondillo

Scrittore e architetto, autenticamente milanese, anzi meneghino, come ama definire alcuni suoi personaggi, lo scrittore Gianni Biondillo è divenuto famoso sulla scena editoriale del thriller, con la serie dell'ispettore Michele Ferraro. Nato nel 1966, la sua scrittura mette al centro dell'attenzione la periferia urbana, le sue storture, i suoi palazzi fatiscenti. Con la voce di chi affronta il crimine quasi comprendendone le ragioni sociologiche, nei suoi gialli è in grado di mettere in correlazione l'ambiente urbano degradato con ciò che lo ha generato. E l'ambiente dell'Ispettore Ferraro è la peggiore periferia di Milano, quella di Quarto Oggiaro, dove la criminalità trae linfa da un tessuto sociale pensato per raccogliere l'emarginazione, la precarietà, l'immigrazione, la criminalità ai suoi vari livelli, un'umanità marginale che tenta quotidianamente di sopravvivere. Scrittura talvolta forte – sono ricorrenti le imprecazioni dei suoi personaggi – non mancano l'ironia e un ricchissimo esempio di neologismi anche aulici che rendono il suo stile inconfondibile e capace di scorrere al ritmo di un bolero verso la soluzione del caso. Autore anche di sceneggiature e libri per ragazzi, nel 2011 ha vinto il premio Scerbanenco con I materiali del killer, Guanda 2011, quarto libro della serie dell'Ispettore Ferraro.

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Cristina Cassar Scalia

Tra i giallisti del momento, un nome risulta sempre più  apprezzato dagli utenti delle nostre biblioteche. Probabilmente il richiamo e l'esotismo dei luoghi, forse la presenza 'leonina' della sua protagonista, un investigatore al femminile, certo è che a leggere i gialli di Cristina Cassar Scalia, a cominciare da Sabbia nera (2018), per proseguire con La logica della lampara (2019), L'uomo del porto e il Talento del cappellano (entrambi pubblicati nel 2021) per finire con La carrozza della santa, se ne comprende anche il motivo. La vicequestore Giovanna, detta Vanina Guarrasi, sembra il perfetto testimone della recente perdita del Commissario Montalbano. In realtà, Cristina Cassar Scalia, siciliana di Noto, classe 1977, di professione fa il medico. Dalla scrittura ha mutuato lo spirito selvaggio e il pathos che caratterizza tanta letteratura siciliana. “In Sicilia la scrittura è fimmina, è donna”, dice ridendo l'autrice.
Ciò che rende particolarmente accattivante la lettura è l'ambientazione, una Sicilia dai contorni e temperamenti netti, quasi una coprotagonista: la caotica Catania, attorcigliata ai piedi dell'Etna e pigramente convulsiva, le rocce di Aci Trezza e Aci Castello, le spiagge dorate di Ognina, un ossimoro dietro l'altro per riuscire a rappresentare l'anima nera della Sicilia, nascosta dietro i suoi abbagli di luce. 

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Davide Longo

Tra i giallisti emergenti, un posto particolare occupa Davide Longo. Nato a Carmagnola nel 1971, scrittore poliedrico, già vincitore di diversi premi letterari, tra cui il Grinzane Opera prima,  autore di libri per ragazzi, tutti pubblicati da Corraini edizioni, regista e autore radiofonico per Radio Rai, il piemontese Davide Longo ha già attirato l'attenzione con la sua trilogia dei commissari Bramard e Arcadipane: Il Caso Bramard (2014), Così giocano le bestie giovani (2018), Una rabbia semplice (2021). Dice Alessandro Baricco che Davide Longo nella sua scrittura non descrive ma evoca come farebbe Paolo Conte o come farebbe George Simenon, perdendosi (e perdendoci) tra i rivoli di fumo di una sigaretta, quella sempre attaccata alla bocca del Commissario Arcadipane, accondiscendente amico di Corso Bramard e suo sostituto nel ruolo di Commissario, dopo la vicenda che spacca in due la sua vita. Il prima e il dopo. Un prima che condiziona duramente e amaramente il dopo che l'uomo Bramard, non più investigatore ma docente per necessità in un istituto professionale, continua ad inseguire con l’ossessione muta di un animale braccato dal dolore. Silenzioso e insidioso come le pareti che si ostina a risalire senza imbracature, sperando in una risoluzione che venga dall’esterno.
Corso, il cui nome è un gesto di riconoscenza ad uno zio sfuggito ai nazisti e che fa i conti con la raffinata e crudele bellezza che la morte seriale tende a portare con sé, quasi la ricostruzione artificiale di un mondo che di bello non riesce ad avere nulla, neanche le giornate plumbee che si continuano ad inseguire tra scorci di montagne e di laghi piemontesi e lombardi e che fanno da cornice agli episodi e agli intricati casi del Commissario (ormai ex) Bramard.

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Massimo Carlotto

Padovano di nascita, classe 1956, Massimo Carlotto è scrittore dall'inconfondibile tratto noir e maestro del genere hard boiled. La sua particolare vicenda biografica lo ha portato ad essere al centro della cronaca giudiziaria per oltre un ventennio già a partire dagli anni '70, per un'accusa di omicidio da cui verrà definitivamente scagionato con il riconoscimento della grazia da parte dell'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Tuttavia questo evento ha rappresentato per l'animo dello scrittore una sorta di scrigno da cui attingere per descrivere tutto il campionario della cruda realtà del nordest che spesso è al centro della sua produzione letteraria. I protagonisti dei suoi romanzi sono personaggi cupi e tormentati, come ad esempio l'Alligatore, alias Marco Muratti, che ha dato vita alla serie che lo ha reso famoso, tra cui La verità dell'alligatore, Nessuna cortesia all'uscita, Per tutto l'oro del mondo. Nel suo ultimo romanzo, Il francese, Carlotto mostra di conoscere bene il ventre molle del suo Veneto che descrive con una spietatezza che non fa sconti a nessuno, nemmeno a sé stesso. Traspare tuttavia nelle sue pagine il bisogno di ricostruire un mondo in cui la giustizia, pur con i suoi tratti beffardi, possa comunque affermarsi e dare respiro alle anime arrovellate nella dolorosa sopravvivenza ad un pantano di intrighi e malaffare.

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Alessandro Robecchi

Il milanese Alessandro Robecchi, classe 1960, nasce come giornalista, sceneggiatore di palinsesti televisivi e radiofonici di successo, tra i quali si annoverano gli spettacoli di Maurizio Crozza, di cui è curatore dei testi. 
L'approdo alla scrittura arriva nel 2014 con il  noir pubblicato dalla Sellerio Questa non è una canzone d'amore. Il protagonista dei suoi romanzi è Carlo Monterosso, un personaggio molto lontano dal solito poliziotto e investigatore. Carlo è infatti un autore televisivo discretamente famoso, sufficientemente benestante, appassionato cultore della musica di Bob Dylan,   che vive in una Milano tra il decadente e il disincantato e  si  ritroverà  ad indagare  suo malgrado, dopo un tentativo di omicidio che lo coinvolgerà  direttamente.  
Dai suoi primi due romanzi, con protagonista Carlo Monterosso,  è stata realizzata una miniserie televisiva. 
Altre notizie sull'autore su alessandrorobecchi.it

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Piero Colaprico

Piero Colaprico ha studiato al collegio navale Francesco Morosini di Venezia e si è laureato in giurisprudenza all'università di Milano. Dopo anni di gavetta, nel 1985 è stato assunto a La Repubblica, di cui è inviato speciale dal 1989, anno in cui ha pubblicato il primo saggio, Duomo connection. Da un altro suo saggio, Manager calibro 9 – titolo che riecheggia l'omaggio a Giorgio Scerbanenco e che ripercorre vent'anni di crimini a Milano e in Lombardia, anche grazie al racconto di un gangster come Saverio Morabito – è stato tratto un film. Autore di romanzi e racconti gialli (Sequestro alla milanese, 1992; Kriminalbar, 1999), insieme a Pietro Valpreda ha dato origine alla serie del maresciallo Binda. Come giornalista ha spesso seguito argomenti legati al crimine, alla politica e al lato oscuro della vita sociale, coniando i termini “Tangentopoli” e, prima ancora, “Duomo connection”. Continua ad abbinare i due lavori, considerandoli in osmosi.

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Carlo Lucarelli

Carlo Lucarelli è nato a Parma il 26 ottobre 1960. Vive tra Mordano, in provincia di Bologna, e San Marino. È un personaggio complesso, accattivante, misterioso come i suoi libri che confessa di scrivere nel pomeriggio: «Ho un risveglio lungo e la mia mattina si perde, è cortissima. Di notte non scrivo mai. La penso come Sandro Veronesi: la notte entra in quello che scrivi. Influenza e falsifica l'umore».
Può essere definito, a buon diritto, uno dei migliori giallisti dell’Italia moderna: esponente di spicco del genere noir, ha pubblicato una serie di romanzi e raccolte di racconti, che ha costantemente suscitato il consenso del pubblico e della critica.

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Francesco Guccini

Non sono libri facili, i romanzi di Guccini, anche se, naturalmente, essendo libri profondamente legati al suo modo di raccontare, al suo mondo poetico, anche di primo acchito sono pur sempre libri appassionanti non solo perché imprevedibili nelle soluzioni linguistiche e stilistiche, ma più ancora perché questi romanzi sono profondamente legati tematicamente al nostro passato prossimo di ex contadini e miserabili neo-urbani, legati dunque al tempo antico, e in qualche modo fiabesco, dei nostri genitori e più ancora dei nostri nonni... 
Nella sua attività quasi ventennale di scrittore ha pubblicato diversi libri; ha collaborato alla stesura, assieme ad altri autori, di scritti di saggistica e narrativa, interessandosi a svariate tematiche, fra cui quelle relative ai diritti civili  e all'arte del fumetto.

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Marco Malvaldi

Marco Malvaldi nasce a Pisa nel 1974. Ricercatore presso il Dipartimento di Chimica Biorganica dell’Università di Pisa, è anche un grande appassionato di musica (ha studiato al conservatorio) e di lirica, con la quale si è cimentato “senza grandi successi…”, ha dichiarato! Ha esordito come scrittore con il giallo La briscola in cinque nel 2007, dedicato alle vicende del barista Massimo e di un gruppo di anziani signori che frequentano il suo BarLume. Il successo di pubblico è continuato nelle successive avventure ne Il gioco delle tre carte (2008) e Il re dei giochi (2010). Nel 2011 ha pubblicato Odore di chiuso un giallo tardo ottocentesco con protagonista di un’intricata vicenda lo scrittore e gastronomo Pellegrino Artusi. 

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Alessandro Perissinotto

Alessandro Perissinotto è nato a Torino nel 1964 e si laurea in Lettere nel 1992 con un tesi in semiotica. Inizia quindi un’intensa attività di ricerca, occupandosi di semiologia della fiaba, di multimedialità e di didattica della letteratura. È docente all’Università di Torino. Alla narrativa approda nel 1997 con il romanzo poliziesco L’anno che uccisero Rosetta, storia di un’indagine condotta negli anni ‘60 in un remoto paese delle alpi piemontesi, al quale fa seguito, nel 2000, La canzone di Colombano, un "noir" ambientato tra Val di Susa e Delfinato all’inizio del Cinquecento. Perissinotto collabora inoltre con il quotidiano La Stampa, per il quale scrive articoli e racconti che appaiono sul supplemento TorinoSette.

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Antonio Manzini

Antonio Manzini è attore, regista, sceneggiatore e scrittore. Allievo di Andrea Camilleri all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica, ha firmato il suo primo racconto in collaborazione con Niccolò Ammaniti per l'antologia Crimini. Nel 2005 pubblica il romanzo Sangue marcio; nel 2007, con l'uscita di La giostra dei criceti, consolida la sua fama entro la cerchia, sempre più nutrita, degli appassionati del giallo e del noir. Dopo alcuni racconti pubblicati in antologie, scrive Pista nera, romanzo in cui appare per la prima volta il vicequestore Rocco Schiavone, nato e cresciuto a Trastevere, che odia lo sci, le montagne e la neve e viene trasferito ad Aosta per punizione. L'antieroe di Manzini, adorato dai lettori, staglia l'autore nell'Olimpo del giallo italiano contemporaneo e diviene protagonista di altre opere romanzesche.

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