Hai mai avuto la sensazione di non riuscire a dire quello che provi, anche se dentro hai un casino di emozioni?
Elia, il protagonista di Bagai, è proprio così. Si muove in una provincia che sembra sempre uguale, tra giornate lente, luoghi che conosce a memoria e una vita che non gli somiglia mai del tutto. Preferisce il silenzio, ma quel silenzio lo isola, lo rende invisibile persino a chi gli vuole bene.
Poi arriva Camilla: libri sottobraccio, curiosità negli occhi e la voglia di andare oltre quella corazza che Elia si è costruito. Non è la classica “ragazza che salva il protagonista”, ma qualcuno che gli mette davanti la possibilità di cambiare, di guardarsi davvero dentro. E cambiare, si sa, fa paura.
La forza di questo romanzo sta tutta qui: non ci sono finali zuccherosi o risposte facili, ma la sensazione che la vita, anche quando sembra immobile, possa aprirsi con un incontro, una parola detta al momento giusto, una persona che ti vede quando pensavi di non contare.
Bagai parla del vuoto che ci portiamo dietro, delle assenze che segnano, dei vent’anni vissuti tra smarrimento e desiderio di fuga. Ma parla anche della possibilità che in quel vuoto entri qualcuno, o qualcosa, che ti spinga a uscire dal guscio.
Alcune cose su cui riflettere insieme
Perché può colpirti
Se sei nella fascia 14–20 anni, probabilmente hai già provato:
Bagai non dà risposte facili, non promette che tutto andrà bene alla fine. Ma è il tipo di libro che ti fa sentire meno solo: fa capire che molte persone conoscono quel genere di vuoto, quella paura, quell’indifferenza.