Valeria Luiselli, nata a Città del Messico nel 1983, è una delle scrittrici più affascinanti e originali della scena letteraria contemporanea. La sua vita, segnata da un’infanzia nomade al seguito del padre diplomatico tra Corea del Sud, Sudafrica, India e Stati Uniti, ha inciso profondamente sul suo modo di intendere la scrittura: per lei la letteratura è sempre un attraversamento, un passaggio tra lingue, memorie e confini. Non sorprende quindi che la sua produzione oscilli tra saggio, romanzo e memoir, sempre con la stessa urgenza di interrogare il presente.
Il suo esordio avviene con Carte false (2010), una raccolta di saggi che rivela già la cifra del suo stile: partire da dettagli minimi, come una bicicletta o una passeggiata per le strade di una città, per trasformarli in pretesto di riflessione filosofica e letteraria. Luiselli ha raccontato spesso come pedalare per le strade di New York fosse per lei un modo di abitare lo spazio urbano e di percepirlo come un testo da leggere. In quei saggi si intravede già l’attitudine a trasformare l’esperienza quotidiana in una mappa simbolica, a fare della città un organismo vivo da esplorare.
Con il romanzo Volti nella folla (2011), la sua scrittura assume un respiro ancora più sperimentale. Ambientato tra New York e Città del Messico, il libro intreccia la voce di una giovane traduttrice con quella del poeta messicano Gilberto Owen, evocato come un fantasma che si aggira tra i binari della metropolitana e i ricordi letterari. La narrazione procede per frammenti, spezzata e multipla, come se rispecchiasse la stessa condizione della protagonista: sospesa tra lingue, città e identità. È un romanzo che riflette sulla solitudine metropolitana, sul peso della memoria e sulla persistenza dei fantasmi culturali, e che già mostrava la capacità di Luiselli di fondere autobiografia e invenzione in una tessitura originale.
La consacrazione internazionale arriva con Archivio dei bambini perduti (2019), romanzo scritto direttamente in inglese e finalista al Booker Prize. Qui la narrazione assume i toni di un viaggio on the road attraverso gli Stati Uniti, dove una coppia in crisi, insieme ai due figli, percorre strade che si incrociano con la tragedia dei bambini migranti centroamericani, detenuti o dispersi al confine. È un’opera ambiziosa, stratificata, che combina diario di viaggio, cronaca politica, meditazione sul suono e sul ruolo dell’archivio, trasformando la letteratura in uno spazio in cui custodire voci e storie altrimenti destinate a scomparire. La dimensione intima della dissoluzione familiare si intreccia con quella collettiva, in un continuo dialogo tra invenzione e cronaca.
La scrittura di Luiselli non si limita però al piano estetico-narrativo: l’autrice ha lavorato anche come interprete volontaria nei tribunali americani per minori migranti, esperienza che ha ispirato il saggio Dimmi come va a finire. Questa attenzione al mondo dell’infanzia non nasce solo dall’impegno civile, ma anche da esperienze precedenti: prima di diventare scrittrice a tempo pieno, infatti, Valeria Luiselli ha lavorato in una biblioteca per bambini a New York. Forse anche da lì deriva la sua capacità di ascoltare e restituire le voci più fragili, quelle che raramente trovano spazio nella narrazione ufficiale.
Cosmopolita, bilingue e sperimentatrice, Luiselli si muove tra spagnolo e inglese con naturalezza, scegliendo la lingua in base al progetto narrativo e trasformando il bilinguismo in una cifra stilistica. A testimoniare il valore di questa scrittura è arrivato anche il prestigioso MacArthur Fellowship, un riconoscimento da 800.000 dollari che viene assegnato alle persone più creative e originali nel proprio ambito di lavoro. Questo premio ha riconosciuto la scrittrice come una delle autrici più innovative del panorama internazionale.
Tutta l’opera di Valeria Luiselli, dalle prime riflessioni urbane di Carte false al mosaico identitario di Volti nella folla, fino al grande affresco politico e intimo di Archivio dei bambini perduti, dimostra come la letteratura possa essere al tempo stesso un gesto estetico e un atto civile. In queste opere, infatti, non troviamo solo storie, ma tentativi di custodire frammenti di umanità, di dare voce a chi rischia di restare invisibile. E forse è proprio questa la forza più autentica della scrittura di Valeria Luiselli: trasformare la letteratura in un archivio di vite e memorie che non possiamo permetterci di dimenticare.
Valeria Luiselli vince la Sezione Autore Straniero del Premio Letterario Internazionale Mondello 2025
Motivazione di Donatella Di Pietrantonio:
“Propongo di assegnare il Premio Mondello 2025 a Valeria Luiselli per l’intera sua produzione letteraria e non solo. Per aver esplorato con una lingua viva e pulsante temi come il genocidio dei nativi, le migrazioni e le relative politiche di respingimento, i diritti riproduttivi e la devastazione ambientale. Per aver raccontato le storie del confine tra Stati Uniti e Messico anche con registrazioni sul campo e conversazioni, per aver indagato sulle condizioni di reclusione nel brutale sistema carcerario – come lei lo definisce - di una delle più grandi democrazie al mondo. Dunque per il suo impegno e tutto il suo lavoro, in particolare Archivio dei bambini perduti, un’opera complessa e stratificata in cui sperimenta una pluralità di voci e linguaggi, di paesaggi sonori e percorsi sia personali sia collettivi che si intersecano e fanno vibrare sulla pagina le domande di verità dei bambini, ma anche quelle dell’autrice sul senso e i limiti della letteratura”.