Stefano Benni
È morto oggi, 9 settembre 2025, a Bologna, Stefano Benni. Aveva 78 anni e da qualche tempo una malattia lo aveva costretto al silenzio. Con lui scompare non solo uno scrittore, ma un modo unico e inconfondibile di raccontare l’Italia attraverso l’ironia, la satira e la fantasia.
Per Benni il successo arrivò con Bar Sport, nel 1976, un libro che trasformava il microcosmo del bar di provincia in una vera epopea comica. Quelle figure grottesche e irresistibili – dal mitico “ragioniere” al “tecnico del calcio” – sono entrate nell’immaginario collettivo come simbolo di un’Italia quotidiana. Dopo quella folgorante partenza, Benni continuò a reinventarsi con Il bar sotto il mare, raccolta di racconti fantastici che intrecciavano avventura, poesia e parodia, e con Comici spaventati guerrieri, che affronta tematiche quali amore, amicizia, resistenza e satira sociale.
La sua produzione ha attraversato decenni e segnato tappe fondamentali della narrativa contemporanea. Terra! ha portato in scena una realtà distopica sull’orlo dell’apocalisse, mescolando humour e fantascienza. Baol, uscito nel 1990, ha costruito invece una distopia inquietante, dove il regime soffocava ogni libertà, e solo la fantasia poteva diventare arma di resistenza. Negli anni Novanta e Duemila sono stati pubblicati La compagnia dei Celestini, straordinaria favola sportiva e sociale che ha come protagonista un gruppo di ragazzini orfani la cui salvezza è dedicarsi al gioco “pallastrada”, e Saltatempo, un ro
manzo lirico e visionario che rifletteva sul passare del tempo, sulla trasformazione dell’Italia in una parabola di formazione poetica e irresistibilmente umoristica.
Con Margherita Dolcevita, nel 2005, Benni ha raccontato la vita di una giovane ragazza ironica e sognatrice che si scontra con la brutalità di un mondo adulto dominato dal consumo e dalla mediocrità.
Più recente il fiabesco Prendiluna, nel quale una vecchia maestra, riceve da un gatto la missione di trovare dieci Giusti per salvare l’umanità.
Nel suo viaggio la protagonista incontra personaggi stravaganti e visionari, tra realtà e sogno, tra satira e poesia. Il libro riflette sull’amicizia, sul male e sul bene, e sul senso della vita in un mondo folle e ingiusto.
Romanzo dopo romanzo, Benni ha saputo confermare un tratto stilistico inconfondibile: un linguaggio esplosivo, capace di fondere l’umorismo con la malinconia, i giochi di parole con squarci di poesia, la caricatura con la denuncia sociale. La sua ironia non è stata mai fine a sé stessa: bensì un modo per smascherare le ipocrisie, raccontare l’emarginazione, dare voce a chi non ce l’ha. Non è un caso che sia stato definito giullare visionario: nei suoi libri la risata è sempre un atto politico, un invito a non rassegnarsi.
Oltre ai romanzi, Benni è stato anche poeta, giornalista, autore teatrale e sceneggiatore. In tutte queste forme ha mantenuto intatta la sua capacità di sorprendere e di creare universi narrativi che parlano tanto ai giovani quanto agli adulti.
L’autore scompare, ma i suoi libri restano come un’eredità vitale nel panorama della narrativa contemporanea italiana.