“The first ten lies they tell you in high school…. 10. These will be the years you look back on fondly.”
Melinda ha 13 anni e sta iniziando il primo anno alla Merryweather High School.
Da quando ha chiamato la polizia a una festa di fine estate, tutti la evitano. Nessuno si chiede perché l’abbia fatto. Nessuno vuole sapere.
Da quel momento, Melinda smette di parlare.
Non riesce a spiegare cosa è successo davvero quella notte.
Non riesce a trovare le parole.
Così si rifugia nel silenzio.
Nello sgabuzzino della scuola.
Nei suoi disegni.
Una verità inconfessabile.
Un trauma che ti isola.
L’ipocrisia di chi finge di capire, ma non ascolta.
La scuola come giungla sociale dove o ti adatti o vieni escluso.
Genitori distratti, professori che predicano bene e razzolano male.
Compagni che ti etichettano per sempre con una sola parola.
Melinda viene assegnata a un progetto d’arte: disegnare un albero.
Sembra semplice, ma è un compito impossibile. Perché è proprio sotto un albero che tutto è cominciato.
Eppure sarà attraverso l’arte che Melinda riuscirà, poco a poco, a parlare.
A rivedere la luce dopo mesi di gelo, silenzio e rabbia.
Perché parla chiaro. Di trauma, silenzio, bullismo, isolamento.
Perché le immagini e le parole insieme ti arrivano dritte dentro.
Perché Melinda non è un personaggio lontano: potrebbe essere una tua amica, una compagna, potresti essere tu.
Perché tutti abbiamo qualcosa da dire. E meritiamo di essere ascoltati.
Perché ci ricorda che non bisogna affrontare certe cose da soli.
È una chiamata all’ascolto, alla consapevolezza, al rispetto.
Parla di violenza sessuale, consenso, vergogna, dolore taciuto e della necessità di credere a chi trova il coraggio di raccontare.