La notte tra l’1 e il 2 novembre 1975 Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, attore e drammaturgo, tra i maggiori intellettuali italiani del Novecento, venne ucciso all’Idroscalo di Ostia.
La sua voce, complessa e limpida insieme, continua a parlarci di libertà, desiderio, giovinezza e dolore.
Tra la fine del 1941 e l’inizio del 1942, Pasolini scrisse i suoi primi versi in friulano, la lingua materna e dell’infanzia. Quelle poesie furono raccolte nel libretto Poesie a Casarsa, pubblicato a sue spese il 14 luglio 1942.
Tradotte poi in italiano, confluiranno nel volume La meglio gioventù (1954), titolo che anni dopo ispirerà anche il film di Marco Tullio Giordana (2003), ampio affresco di quasi quarant’anni di storia italiana.
A Bologna, dove studiò Lettere, Pasolini fu inizialmente attratto dalla pittura. Chiese di poter scrivere la tesi sulla pittura italiana contemporanea con Roberto Longhi, ma cambiò poi direzione e scelse la poesia.
Nel 1945 si laureò con il massimo dei voti, discutendo con Carlo Calcaterra una tesi su Giovanni Pascoli. Tra il 1944 e il 1945 lavorò anche a un’Antologia della poesia pascoliana, pubblicata solo nel 1993 da Einaudi.
In quegli anni si definì il suo sguardo: capace di unire l’analisi letteraria alla passione per la realtà concreta e quotidiana.
I primi versi di Pasolini nascono in friulano, la lingua della madre e dell’infanzia.
Nel suono di quelle parole semplici e contadine c’è già la nostalgia di un mondo puro, perduto: la “Casarsa” del cuore, lontana e luminosa.
“Eravamo fanciulli
sotto questa tettoia
con questo stesso sole,
e il cuore punto da un’eguale noia.
[...]
O mio corpo invecchiato
in questa giovinezza
serena come il giorno,
scaldati a questo sole
che non ti sembri un sogno
quando in un altro tempo sarai vivo.”
(da “Dal diario”, 1943-44)
Negli anni romani, la poesia di Pasolini si apre alla vita popolare delle borgate.
Roma diventa lo specchio di un’Italia contraddittoria, dove la bellezza si mescola alla disperazione, e la luce del sole è “un vino smagliante”.
“E io,
ritardatario sulla morte, in anticipo
sulla vita vera, bevo l’incubo
della luce come un vino smagliante.”
(da “Poesia in forma di rosa”, 1961-64)
Nel testo scelto per la Maturità 2025, preso da “Appendice I a Dal diario”, il poeta riflette sul passare degli anni, sulla perdita dell’illusione e sull’incessante ritorno della vita.
È una voce dolente e lucida, che contempla la luna come un mistero immutabile.
“Mi ritrovo in questa stanza
col volto di ragazzo, e adolescente,
e ora uomo. Ma intorno a me non muta
il silenzio e il biancore sopra i muri...”
(da “Appendice I a Dal diario”, 1943-44)
Dalla lingua friulana alla poesia civile, dai versi giovanili alle invettive più dure, la voce di Pasolini attraversa il tempo con forza intatta.
Parla ancora ai lettori, perché unisce la fragilità del sogno alla fermezza del pensiero: una voce che, come la sua vita, resta per sempre giovane.
Pasolini fu anche autore di testi per canzoni. Le prime, scritte su musiche di Piero Umiliani, Franco Nebbia e Piero Piccioni, furono incise da Laura Betti nel 1961; alcune vennero reinterpretate da Gabriella Ferri nel 1997.
Nel 1963 collaborò con Sergio Endrigo per Il soldato di Napoleone, ispirata a versi de La meglio gioventù, e nel 1967 scrisse con Domenico Modugno Che cosa sono le nuvole, diventata un classico della canzone italiana.
Nel corso della sua vita, Pasolini affrontò trentatré processi giudiziari.
Celebre quello del 1960, quando fu accusato di favoreggiamento per aver dato un passaggio a due ragazzi coinvolti in una rissa a Trastevere: venne poi assolto.
La sua figura di artista libero, spesso in contrasto con il potere, lo rese un simbolo di coerenza e coraggio intellettuale.
Molti artisti hanno reso omaggio alla sua memoria.
Nel 1993 Nanni Moretti, in Caro diario (Palma d’Oro a Cannes), percorre in vespa le strade di Roma fino all’Idroscalo di Ostia, luogo della morte del poeta.
La scena, accompagnata dalla musica di Keith Jarrett, è stata descritta da Enzo Manes come “un pellegrinaggio commosso, sincero e grato”.
È un momento di silenzio e riconoscenza: la conferma che Pasolini continua a parlare a chi cerca nell’arte un modo autentico di guardare il mondo.
Per scoprire o rileggere Pasolini:
Le poesie di Pasolini
Dove trovarle? In biblioteca o in ebook
Pasolini, cento anni dalla nascita — Vita, opere, cinema e parole di un autore ancora vivo nel nostro presente