L'obiettivo principale dell'educazione nelle scuole dovrebbe essere quello di creare uomini e donne che siano capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere semplicemente ciò che le altre generazioni hanno fatto.” (Jean Piaget) 

 

Una buona e ricca educazione fa crescere donne e uomini consapevoli, che in questo modo possono partecipare a pieno titolo alla vita sociale, politica e culturale del proprio paese, tutelando il proprio bene e contemporaneamente collaborando al bene comune. L’istruzione è, citando Malcom X, «il passaporto per il futuro, il mezzo per prepararsi ad affrontarlo». L’educazione è l'arma più potente per cambiare il mondo (come diceva Nelson Mandela), promuove la tolleranza e sconfigge i pregiudizi, insegna che l’umanità ha interessi comuni che vanno oltre i confini geografici, le etnie, le religioni e il colore della pelle e che collaborare è più importante che competere.

 

alzare_lo_sguardo.jpgALZARE LO SGUARDO. IL DIRITTO DI CRESCERE, IL DOVERE DI EDUCARE, Susanna Tamaro 
Forse al cuore di un nuovo patto possibile tra le generazioni c’è la riscoperta di un concetto rivoluzionario: l’anima.Nel Paese dei balocchi in cui viviamo risuona un unico imperativo: «Lascia perdere!». La memoria e il rigore, l’impegno e l’etica sono fatiche inutili. Le molte realtà straordinarie della scuola e dell’impegno sociale, così come le famiglie, sono costrette a nuotare come salmoni contro la corrente della crisi economica, dell’arroganza al potere, del disprezzo verso i saperi. Eppure a venire oggi alla ribalta non sono solo bambini-erba, senza forma e senza senso del limite, né solo ragazzi-risacca, trasportati dalle maree di qualche vizio o disagio. Sono anzi i giovani stessi, con l’impegno delle loro battaglie e dei loro ideali, a mostrarci che non tutto è perduto. Il punto di partenza di questa appassionata lettera a un’insegnante sono le emergenze del tempo presente, ma la forza dell’appello di Susanna Tamaro va ben al di là, ponendo questioni fondamentali per ricomporre la nostra convivenza. Di quale sapere abbiamo bisogno per essere in grado di affrontare la vita? Come tornare a comunicare ai bambini l’amore per le domande e la passione per la ricerca delle risposte? Cosa stanno cercando di dirci i ragazzi che oggi scendono in piazza in difesa del futuro di tutti? Forse al cuore di un nuovo patto possibile tra le generazioni c’è la riscoperta di un concetto rivoluzionario: l’anima. Tornare a nutrirla è la condizione per ricominciare a cambiare il mondo: per una volta, in meglio.

scuola_ci_salvera.jpgLA SCUOLA CI SALVERÀ, Dacia Maraini mlol_logo_piccolo.png
Cosa è successo alla scuola? Come possiamo risollevare le sorti dell'istituzione più importante per il futuro del Paese dopo una fase difficile come quella che sta affrontando? Dovremmo partire dagli insegnanti motivati e capaci che la sorreggono nonostante i molti ostacoli e dal serbatoio di vitalità degli studenti. E poi naturalmente occorre ridare all'istruzione le risorse e la centralità che merita. La scuola può fare la differenza, soprattutto in momenti di crisi. Dacia Maraini ne è convinta e lo testimonia con il suo impegno in difesa dell'insegnamento come negli interventi scritti nel tempo e in alcuni intensi racconti raccolti in questo libro: L'esame, Il bambino vestito di scuro e Berah di Kibawa. Da sempre l'autrice si dedica al dialogo con gli studenti e con i loro docenti approfondendo modelli di apprendimento e impugnando questioni di diritti e di riforma, e in queste pagine racconta una scuola come dovrebbe e potrebbe essere, filtrata dagli occhi di scrittrice, di intellettuale civilmente impegnata e anche di docente. Storie, idee, battaglie e ricordi di una vita intera, dalle lezioni al Liceo di Palermo all'insegnamento nel carcere di Rebibbia. Un viaggio tra i banchi, anche attraverso la forza dell'immaginazione, da cui emerge l'urgenza di garantire ai nostri ragazzi un'istruzione migliore per ridare all'Italia una concreta speranza nell'avvenire.
 

parole_di_scuola.jpgPAROLE DI SCUOLA, Mariapia Veladiano  mlol_logo_piccolo.png
«La parola abita le aule di scuola. Ecco la scelta di mettere al centro le parole. Perché possono essere forti senza essere violente, possono trasformare il mondo, possono ricostituire la fiducia e la giustizia, e mettono in gioco la volontà e l'intelligenza delle donne e degli uomini» Mariapia Veladiano, dopo più di vent'anni nella scuola, prima come insegnante e poi come preside, la conosce bene, la scuola. Conosce i ragazzi, l'energia che corre tra i banchi, le adolescenze fatte di paura e desiderio, il futuro che promette, e insieme minaccia. E conosce bene i professori, il loro lavorare in condizioni sempre più difficili, il fare i conti con una professione che ha perso prestigio e riconoscimento, il sopperire all'impietosità dei tagli ministeriali con le risorse (non solo di spirito) personali. Conosce le parole della scuola - paura, entusiasmo, vergogna, condivisione, integrazione, esclusione, empatia, identità, equità - e il suono che fanno tra i banchi, dove la vita è più urgente che altrove, dove la vita stessa sta più che altrove. Perché in aula si imparano le parole giuste per capire se stessi, gli altri, il mondo. E la vita.

 

perche_devo_dare_ragione_agli_insegnanti_di_mio_figlio.jpgPERCHE’ DEVO DARE RAGIONE AGLI INSEGNANTI DI MIO FIGLIO, Maria Teresa Serafini mlol_logo_piccolo.png
Negli ultimi anni si percepisce un disagio, una tensione nei rapporti tra la scuola e la famiglia. In passato i genitori affidavano i figli ai loro insegnanti con fiducia, perché "l'insegnante ha sempre ragione": non c'era discussione, in caso di divergenze non c'erano dubbi su chi dovesse guidare le scelte e i comportamenti dei ragazzi. Ora sembra essere girato il vento: l'insegnante ha perso molte certezze, la sua carriera è spesso una corsa a ostacoli e, in mancanza di stima per il ruolo, cala la fiducia e si misurano e valutano tutti i suoi comportamenti. Tra famiglia e scuola ci sono così continui conflitti, riportati dalle cronache dei giornali. Questo libro è dedicato al rapporto tra genitori e insegnanti: di fronte al disordine della scuola e alla confusione dei valori della nostra società, le due parti devono imparare a collaborare e a interrogarsi sui temi che davvero riguardano il futuro dei ragazzi. Il successo personale è ciò che conta più di tutto? I giovani devono essere guidati passo passo o vanno anche lasciati liberi di sbagliare? Far fatica a scuola è davvero inutile oppure è un modo per imparare a gestire i problemi che si incontreranno nella vita? Occorre soprattutto tornare a credere che "l'insegnante ha sempre ragione": magari quasi sempre, ma quando un insegnante sente il consenso della famiglia può svolgere in modo più autorevole il suo ruolo all'interno della classe, ottenendo così migliori risultati. Attraverso test di autovalutazione, storie vere, illustrazioni e analisi, questo libro dà ai genitori tanti motivi per tornare a credere negli insegnanti, e ai docenti qualche spunto di riflessione su come impostare i rapporti con le famiglie, ed è uno strumento per crescere tutti: genitori, insegnanti e studenti.
danno_scolastico.jpgIL DANNO SCOLASTICO, Paola Mastrocola, Luca Ricolfi mlol_logo_piccolo.png
Paola Mastrocola e Luca Ricolfi per la prima volta insieme in un libro per denunciare a due voci il paradossale e tragico abbaglio della scuola democratica, che, nata per salvare i più deboli, oggi di fatto ne annega le speranze. Due voci, di cui una lancia un'ipotesi e l'altra la raccoglie, provandola con la forza dei dati, testandola con modelli matematici e arrivando alla conferma. Sì, è così: una scuola facile e di bassa qualità allarga il solco fra ceti alti e ceti bassi. Un disastro, di cui rendere conto e chiedere scusa, ai ragazzi e alle loro famiglie. Questo libro è un j'accuse, spietato e dolente, e al tempo stesso un atto d'amore verso il mondo della scuola e dell'università, i docenti, gli studenti. È un grido d'allarme che i due autori hanno lanciato più volte nei loro libri, in questi anni. Un grido sempre andato perso, ma doveroso, e ora più che mai disperato. Perché non c'è più tempo. Ma anche perché proprio questo tempo sospeso e minaccioso, in cui ci troviamo ora a navigare, è forse il più adatto per scardinare vecchi schemi ideologici e provare a cambiare tutto.
 

aula_vuota.jpgL’AULA VUOTA, Ernesto Galli della Loggia mlol_logo_piccolo.png
Grazie non poco alla sua scuola - in particolare grazie alle sue maestre che per prime affrontarono l'ignoranza nazionale - l'Italia del Novecento, partita da condizioni miserabili, arrivò a essere tra le principali economie del mondo. Ma oggi quella stessa scuola è lo specchio del declino del Paese. Abbandonata dalla politica con la scusa dell'«autonomia», essa appare sempre più dominata dal conformismo intellettuale, da un'inconcludente smania di novità e da un burocratismo soffocante che ne stanno decretando la definitiva irrilevanza sociale. Ernesto Galli della Loggia cerca di comprenderne le ragioni sullo sfondo della nostra storia indagando le origini e l'impatto, deludente quando non distruttivo, che hanno avuto le riforme succedutesi negli ultimi decenni e smontando le interpretazioni più convenzionali su cosa fecero o dissero veramente personaggi chiave come Giovanni Gentile e don Lorenzo Milani. Chi l'ha detto che cambiare sia sempre meglio di conservare? E che la prima cosa sia necessariamente di sinistra e la seconda di destra? Il libro mette sotto accusa i miti culturali responsabili della crisi attuale: l'immagine a tutti i costi negativa dell'autorità, l'obbligo assegnato alla scuola di adeguarsi a ciò che piace e vuole la società (dal digitale al disprezzo per il passato), la preferenza del «saper fare» sul sapere in quanto tale, la didattica «attiva» e di gruppo. Altrettanti ideologismi che sono serviti a oscurare il ruolo dell'insegnante, la misteriosa capacità che dovrebbe essere la sua di trasmettere la conoscenza e con essa di assicurare un futuro al nostro passato.