La Resistenza antifascista è stata il momento fondante della nostra Repubblica, un movimento autenticamente popolare e radicato sul territorio, che seppe coinvolgere migliaia di persone di ogni età e condizione che animarono la lotta resistenziale a Padova e nel Veneto, negli anni cruciali del Secondo conflitto mondiale, pagando molto spesso un altissimo tributo per la conquista della libertà e della democrazia.

ANPI Comitato provinciale di Padova

Vi proponiamo 2 testimonianze di donne e Resistenza a Padova:
Teresa Peghin (intervista)
“Eppure …se dovessi tornare indietro la mia esperienza non la venderei a nessuno …avevo un ideale che mi sosteneva … ho pagato a caro prezzo la fede in un ideale giovanile, ma alla fine mi sono sentita ricca dentro …la libertà che abbiamo conquistato per noi, per le generazioni che sarebbero venute ci ha ripagato di tutta la nostra sofferenza”.
Liliana e le sorelle Martini (intervista)
Liliana, assieme alle sorelle Lidia, Teresa e Renata, faceva parte della "rete" del frate francescano Placido Cortese che, secondo stime approssimative, riuscì a salvare, aiutandoli a passare clandestinamente in Svizzera, oltre trecento tra ebrei perseguitati e soldati alleati fuggiti dai campi di prigionia. Nel marzo 1944, arrestata dai nazifascisti, fu deportata in Germania, dove riuscì a sopravvivere alle violenze e alle privazioni e, seppure molto malata, a tornare dopo la Liberazione a Padova, dove abitava.

Tre partigiani veneti raccontano la Resistenza e la Liberazione:
Questo video è il risultato di una riduzione del documentario La nostra scelta per la Resistenza, realizzato in preparazione dell'Anniversario della Resistenza e della Liberazione. Le testimonianze sono delle partigiane Sofia Gobbo e Maria Rosa Zomaro e del partigiano Mario Bonifacio.
Parte prima
Parte seconda

violenza_incolpevole_cop.jpg Una violenza "incolpevole": retoriche e pratiche dei cattolici nella Resistenza veneta
Nell'immaginario della guerra partigiana combattuta dai cattolici si staglia la figura del «ribelle per amore»: colui che sceglie di combattere in reazione alla violenza nazifascista, si oppone all'occupazione per difendere la patria, si rifiuta di "scendere al livello" della guerra civile imposta dal nemico. Ma soprattutto, non solamente "combatte per amore", ma con amore. È armato, ma nella sua versione più nobile non ha mai sparato un colpo. I cattolici scelgono un profilo militare che sembra garantire anche culturalmente una certa continuità con la tradizione della "guerra giusta" e rende quindi compatibili religione e Resistenza. A partire dallo studio delle formazioni militari, del clero e dei gruppi dirigenti legati all'area cattolica nelle province di Padova e Vicenza, due roccaforti del "Veneto bianco" e poi democristiano, in questo libro vengono analizzate le categorie all'origine di questa impostazione; le diverse strategie, le pratiche, e il loro portato nella mentalità, nel vissuto dei protagonisti e nella memoria. Ma anche le falle e le incongruenze che si manifestarono alla prova della guerriglia.

 

La picca di via S. Lucia: tre eroi sconosciuti della Resistenza Flavio Busonera, Vittorio Antonelli, Antonio Cherubini picca_s_luia_cop.jpg
Emerge da queste pagine l’eroica figura di Flavio Busonera, uno dei primi socialisti ad aderire al Partito Comunista d’Italia. Perseguitato dalle Camicie nere sarde fu costretto a lasciare l’isola per approdare nel veneziano dove, però, viene arrestato per vile delazione e impiccato a Padova in via S. Lucia. Ad allestire il patibolo furono costretti i vigili del fuoco della città comandati dall’ing. Vittorio Antonelli, un uomo d’azione che da tempo aveva intrecciato rapporti con esponenti della Resistenza clandestina padovana, sottraendo centinaia di giovani renitenti alla leva ad un triste destino. Anche l’avv. Antonio Cherubini, il terzo protagonista del libro, durante la lotta di Resistenza non esitò a cospirare contro i nazifascisti, a rischio della sua stessa vita, ospitando nel suo istituto ebrei e partigiani, armi e munizioni.

 

 

accadde_durante_la_resistenza_cop.jpgAccadde durante la Resistenza. L'evasione dal carcere di massima sicurezza di Bassano del Grappa, Emilio Pegoraro
Dopo l'8 settembre 1943 Emilio Pegoraro, insieme ad alcuni altri antifascisti, creò a Fontaniva (Padova) uno dei primi nuclei della futura brigata garibaldina "F. Sabatucci", attiva in importanti operazioni di sabotaggio in pianura. In questo volume egli racconta le proprie vicende, l'arresto nelle terribili carceri delle Brigate Nere di Bassano, la fortunosa, quasi incredibile, fuga e ciò che ne conseguì per lui e per la sua famiglia. Nello stesso tempo testimonia e ragiona sull'importanza che ebbe, in quei mesi di ferocia e morte, la lotta non violenta, civile, che si manifestava nella solidarietà dei vicini, nella partecipazione attiva delle donne, nel sostegno "di massa" dei contadini. Questi ultimi in particolare, i primi a pagare gli effetti della fallimentare politica agraria del regime, degli ammassi obbligatori e delle requisizioni, videro nell'adesione alla Resistenza non solo la via per la liberazione dal fascismo e dagli occupanti tedeschi, ma anche un mezzo di riscatto sociale.