Poeta dell’amore, della terra, del popolo e della lotta, Pablo Neruda è una delle voci più potenti e amate del Novecento.
Premio Nobel per la Letteratura nel 1971, ha saputo unire l’intimità del sentimento alla forza della parola civile, dando voce agli ultimi e celebrando con versi indimenticabili la natura, la politica e la vita.
Conosciamo l’uomo oltre il poeta: il diplomatico, l’intellettuale impegnato, l’amico di Salvador Allende e testimone del tormentato destino del Cile. Leggere Neruda oggi significa riscoprire la potenza della poesia come strumento di bellezza, consapevolezza e resistenza.

Isabel Allende racconta la sua intervista a Neruda

Inno e ritorno
Patria, mia patria, a te volgo il mio sangue.
Ma t’invoco, come fa con la madre il bambino
pieno di pianto.
Accogli questa chitarra cieca
e questa fronte perduta.
Andai a cercarti figli per la terra,
andai a sollevare i caduti col tuo nome di neve,
andai a fare una casa col tuo legno puro,
andai a portare la tua stella a eroi feriti.
E ora voglio dormire nella tua sostanza.
Dammi la tua chiara notte di penetranti corde
la tua notte di nave, la tua altezza di stella.
Patria mia: voglio mutare d’ombra.
Patria mia: voglio cambiare di rosa.
Voglio mettere il mio braccio sulla tua esile cintura
e sedermi sulle pietre calcinate dal mare
per fermare il grano e guardarlo dentro.
Vado a scegliere la magra flora del nitrato,
vado a filare lo stame glaciale della campana,
e guardando la tua nobile e solitaria schiuma,
tesserò un ramo marino alla tua bellezza.
Patria, mia patria
tutta circondata d’acqua in lotta
e neve combattuta,
in te si unisce l’aquila allo zolfo,
e nella tua mano antartica d’ermellino e di zaffiro
una goccia di pura luce umana
brilla bruciando il cielo nemico.
Salva la tua luce, o patria, mantieni
la tua dura spiga di speranza
in mezzo alla cieca aria temibile.
Nella tua remota terra è caduta
tutta questa difficile luce,
questo destino degli uomini,
che ti fa difendere un fiore misterioso,
solo, nell’immensità dell’America addormentata.

[ Poesie, Neruda, Pablo]

Il funerale di Neruda
La gente camminava in silenzio. D'improvviso qualcuno gridò rocamente il nome del Poeta e una sola voce a piena gola rispose Presente! Ora e sempre! Fu come se avessero aperto una valvola e tutto il dolore, la paura e la rabbia di quei giorni fossero usciti dai petti e circondassero la strada e salissero in un terribile clamore fino ai neri nuvoloni del cielo. Un altro gridò: Compagno Presidente! E tutti risposero in un unico lamento, pianto di uomo: Presidente! A poco a poco il funerale del Poeta si tramutò nell’atto simbolico di seppellire la libertà.
Molto vicino ad Alba e a suo nonno, i cameramen della televisione svedese filmavano per inviare al gelido paese del Nobel la visione spaventosa delle mitragliatrici appostate ai due lati della strada, le facce della gente, la bara coperta di fiori, il gruppo di donne silenziose che si accalcavano alle porte dell’obitorio, a due isolati dal cimitero, per leggere la lista dei morti. La voce di tutti si levò in un canto e l’aria si riempì delle frasi proibite, gridando che el pueblo unido jamás será vencido, fronteggiando le armi che tremavano nelle mani dei soldati.

[La casa degli spiriti, Allende, Isabel]

Poesie di Neruda in biblioteca

Neruda, Gabriele Morelli
Il libro ricostruisce le tappe esistenziali e le opere di Neruda, a partire dalle raccolte giovanili Cre­pusculario e Veinte poemas de amor… e racconta gli incontri con Borges, lo scrittore Guillermo de Torre e il poeta César Vallejo nel viaggio ver­so Oriente, dove Pablo soggiorna come conso­le, mentre nascono le prime liriche di Residencia en la tierra che inaugurano una nuova scrittura. Quindi descrive la stagione di Neruda a Madrid, accolto con successo da García Lorca e i rappre­sentanti della Generazione del ’27 e la matura­zione politica del poeta a favore dell’impegno sociale e della Repubblica durante della guerra civile spagnola, che ispira il libro España en el corazón. Negli anni Cinquanta, inseguito da un ordine di cattura del Presidente González Videla, Neruda raggiunge Parigi, quindi l’Italia e l’isola di Capri, dove vive il romanzo d’amore con Matilde Urru­tia, reso noto dal film Il postino. Il capitolo finale, dopo la scoperta dei crimini di Stalin e l’adesione all’utopia socialista di Sal­vador Allende, racconta l’ultimo amore segreto del poeta, descrive il libro inedito Álbum de Isla Negra, ricostruisce i giorni della morte e la leg­genda del suo possibile avvelenamento per mano dei sicari di Pinochet.
 

La prima luce di Neruda, Ruggero Cappuccio
Napoli, 1952. Pablo Neruda è svegliato da un insistente bussare alla porta. Al poeta viene notificato un decreto di espulsione dall’Italia firmato dal ministro Scelba. Sarà accompagnato da due agenti a Roma per essere estradato in Svizzera. Nella stazione della capitale, il poeta è atteso da una folla nella quale si riconoscono i volti di Alberto Moravia, Elsa Morante, Renato Guttuso e Carlo Levi. Intimano alla polizia di lasciarlo in libertà. In mezzo a quella folla una donna, Matilde Urrutia, osserva e attende che si liberi anche il suo amore per Pablo. Dopo il clamore del mondo che lo celebra e vuole che viva la sua voce, la scena si sposta a Capri nella villa di Edwin Cerio, dove i due amanti danno profondità e splendore a una passione segreta, sconvolgente e imprevedibile. Vent’anni dopo, a Isla Negra, in Cile, durante il golpe di Pinochet, altri militari bussano alla porta di Neruda e Matilde per minacciarne la libertà. Due stagioni della vita di Pablo Neruda: la stagione dell’amore, delle speranze, di un mondo che si trasforma, e la stagione del buio, della violenza, della morte. Due stagioni raccontate in prima persona dalla voce del poeta e dalla voce di Matilde, due esistenze che raccontano la forza della vita e la grandezza dello stare al mondo, l’incanto civile della parola contro i poteri che la vorrebbero ottusa o distorta. Ruggero Cappuccio si insinua nella fisicità e nel mistero dei suoi personaggi per rovesciarne come un guanto la grazia e infiammarne la vitalissima esemplarità della memoria. Un volo incrociato di voci che raccontano la storia di uno dei più popolari poeti del mondo, fra la leggenda dell’amore e la crudezza della Storia.

Il caso Neruda, Roberto Ampuero
"Se la poesia ti trasporta in cielo, il romanzo poliziesco ti mostra la vita esattamente per quello che è." E un Pablo Neruda anziano e malato a pronunciare queste parole di fronte a un Cayetano Brulé ancora inesperto e ingenuo. Siamo nel freddo agosto cileno, pochi giorni prima del golpe del 1973 e Brulé è stato invitato a una festa della buona società di Santiago del Cile. Ma le conversazioni colte, le luci scintillanti e le danze non fanno per lui. Cayetano si rifugia in biblioteca, ed è proprio fra gli antichi volumi e le tende damascate che conosce il poeta. Il giovane cubano è intimidito, non osa quasi alzare gli occhi. L'intento di Neruda è di iniziarlo alla carriera investigativa, affidandogli il primo incarico della sua vita. Un'indagine del tutto confidenziale: ritrovare un medico messicano che si dice abbia scoperto una cura per il cancro utilizzando piante millenarie. Un uomo di cui il poeta ignora tutto, tranne il nome: Angel Bracamonte. Brulé crede che Neruda nutra la speranza di guarire dal suo male. Ma il caso nasconde un mistero molto più grande, che riguarda Beatriz, la moglie di Bracamonte. Tanto affascinante quanto sfuggente, la donna ha cambiato nome e identità diventando attrice, moglie di un colonnello, guerrigliera... Cosa la lega a Neruda? E perché il poeta la sta cercando? Per inseguirla, Brulé si imbarca in un viaggio che lo porterà fino in Bolivia, Cuba, Messico in una lotta contro il tempo, perché intanto Pablo Neruda giace sul letto di morte, in attesa di una risposta.
 

Il postino di Neruda, Antonio Skarmeta
Mario Jiménez, un giovane pescatore, decide di abbandonare il proprio lavoro per diventare il postino della Isla Negra, nella quale l'unica persona che riceve e invia corrispondenza è il grande poeta Pablo Neruda. Mario ammira Neruda e vorrebbe che il poeta gli dedicasse un libro e che la loro relazione fosse qualcosa di più di un educato scambio di battute con mancia finale. Quando il suo desiderio diventa realtà, tra i due nasce un'amicizia che conduce Neruda a strane, e apparentemente poco poetiche, avventure. Nel frattempo, il clima politico del Cile di quegli anni fa precipitare gli eventi...

 

 

Voci della resistenza

El pueblo unido jamás será vencido (Il popolo unito non sarà mai sconfitto), brano composto da Sergio Ortega nel 1970 in collaborazione con il gruppo Quilapayún, è divenuta famosa come simbolo del movimento Unidad Popular.
Questo brano, divenuto quasi un inno della lotta democratica, rievoca i tre anni al governo del presidente Salvador Allende, prima che questi morisse nel golpe cileno, che portò alla salita al potere di Augusto Pinochet.

Tra le versioni più famose, vi è quella eseguita dal gruppo Inti-Illimani, tra i maggiori portavoce del movimento della Nueva Canción Chilena.

 

Su raiplay.jpg Gli Inti Illimani dal Cile all'Italia

Il cantautore musicista Víctor Lidio Jara Martínez (1932 – 1973), di origine contadina, fu una delle voci più importanti del movimento della Nueva Canción Chilena. Fu un sostenitore del presidente Salvador Allende, diventando uno dei riferimenti nel mondo della canzone di protesta. Proprio per il suo impegno politico, Jara fu assassinato pochi giorni dopo il golpe dell'11 settembre 1973, una delle molte vittime della repressione della dittatura di Augusto Pinochet.