La meccanica del divano, Francesco Dezio, Ensemble.
Tra gli anni Settanta del secolo scorso e gli anni Venti dell’attuale, la classe operaia italiana si è via via accomodata sui divani fabbricati da Natalino Manucci. È lui l'uomo nuovo, è lui il boss dei divani. È partito dal basso, dalla bottega di un tappezziere pugliese, e adesso è uno degli imprenditori più ricchi al mondo nel settore arredamento. Il suo sogno imprenditoriale Made in Puglia è decollato grazie al miracolo economico e al Capitale, sostenuto dagli esperti del settore e da un coro di amministratori delegati di holding sparse in tutto il globo. Nuccio e Michele, due giovani operai, invidiosi del successo di Natalino Mannucci, negli anni Ottanta decidono di diventare come lui. I loro strumenti? Obbedienza prona alle leggi del Capo, sfruttamento di manodopera cinese e un'inesauribile voglia di sesso. Con uno stile unico, comico e provocatorio, che impasta dialetto pugliese, gergo aziendale e linguaggio dei social, Francesco Dezio torna alla letteratura postindustriale con una rappresentazione tragica del lavoro.
Candidato al premio Strega nel 2022 da Luigi Manzi con al seguente motivazione:
“Nella Meccanica del divano Francesco Dezio ripropone con efficace realismo il mondo del lavoro rappresentato attraverso le vicende corali di un'azienda del settore dell'arredamento, dalla sua nascita durante il periodo del Miracolo economico ai giorni nostri.”
La fabbrica delle ragazze, Ilaria Rossetti, Bompiani.
Protagoniste di questo romanzo sono le ragazze: i capelli al vento di chi attraversa la campagna in bicicletta, le guance scavate perché il cibo scarseggia, ma anche gli occhi ardenti di chi ha tutta la vita davanti. Dita sottili che sono perfette per costruire le munizioni. Infatti, durante la Prima guerra mondiale, la fabbrica Sutter & Thévenot sceglie proprio la campagna lombarda per installare, a Castellazzo di Bollate, uno degli stabilimenti dove centinaia di donne lavorano a turni per rifornire i soldati al fronte. Ma, ci sono anche i ragazzi, allontanati dalle famiglie e dal lavoro per andare a far carne da macello nelle trincee. È il 1918, la Storia sta accelerando: è così che Emilia, la piscinìna, la mattina del 7 giugno saluta i genitori, e chissà se li rivedrà, dato che una grave esplosione investirà la fabbrica causando decine di vittime. Donne e bambine. La produzione però riprende subito, in tempo di guerra le vite umane contano ancora meno del solito. È così che Corrado e il padre di Emilia, Martino, con sua moglie Teresa dovranno accettare che la realtà è più dura dei sogni e il tempo scorre con la stessa indifferenza del Seveso. Una lingua poetica e venata di dialetto senza indulgere nella maniera, quella di Ilaria Rossetti, che racconta un episodio quasi dimenticato e più che mai attuale di lavoro femminile e morti bianche. In queste pagine la storia vera dell'esplosione della fabbrica Sutter & Thévenot di Bollate, che uccise cinquantanove tra operai e operaie.
Proposto al premio Strega 2024 da Paolo Petroni con la seguente motivazione:
“Un romanzo vero, moderno, a cominciare dai temi, le morti sul lavoro innanzitutto, poi la guerra, con un bel ritmo, colpi di scena, cambi di prospettiva e un racconto quasi corale con echi classici nell’atmosfera e la scrittura, appena venata di dialetto, leggera e incisiva nella concretezza del suo sguardo realista e poetico, controllato e senza un filo di retorica, sull’asprezza della vita e la capacità di resistergli.”