“Mi rivolgo a quelli che saranno perseguitati, per dir loro che io non rinuncerò: pagherò con la mia vita la lealtà del popolo. Starò sempre vicino a voi. Ho fiducia nella patria e nel suo destino. salvador_allende_1973_250x.jpgAltri uomini supereranno questo momento e più presto che tardi si apriranno i grandi viali attraverso i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore. Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste saranno le mie ultime parole. Ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano.”
Il cielo cominciò a rannuvolarsi. Si udivano alcuni spari isolati e lontani. In quel momento il Presidente stava parlando al telefono col capo dei rivoltosi, che gli offrì un aereo militare per uscire dal paese con tutta la sua famiglia. Ma lui
non era disposto ad andare in esilio in alcun posto lontano dove avrebbe potuto passare il resto della sua vita vegetando con altri comandanti domi, che erano usciti dalla loro patria in un’ora indebita.
– Vi siete sbagliati sul mio conto, traditori. Qui mi ha messo il popolo e ne uscirò soltanto morto – rispose serenamente.

[Allende, Isabel. La casa degli spiriti. 12. ed. Milano: Feltrinelli, 1993, pp. 310-311]

Guarda suraiplay.jpgLa scelta del Presidente Allende che ripercorre gli avvenimenti dell'11 settembre 1973 a Santiago, quando il Presidente Salvador Allende preferì morire, piuttosto che consegnarsi alle truppe di Pinochet.

L'ultimo tango di Salvador Allende, Roberto Ampuero
È l'alba dell'11 settembre 1973. È ancora buio quando Salvador Allende, presidente del Cile, viene svegliato da una telefonata con cui i suoi uomini lo avvisano che tutte le forze militari stanno attaccando la capitale. Il Dottore accende la luce e si infila gli occhiali con la convinzione che quel giorno morirà: è ormai chiaro che il golpe a lungo minacciato dai suoi avversari sta ora per compiersi davvero. 2008. David Kurtz, ex ufficiale della CIA, torna dagli Stati Uniti a Santiago trentacinque anni dopo aver partecipato alla cospirazione che condusse al colpo di stato in cui Allende venne destituito da capo del governo e perdette la vita. Sua figlia Victoria, prima di morire, gli ha affidato una lettera e un diario scritto in spagnolo strappandogli una promessa: consegnare le sue ceneri a Héctor Aníbal, un ragazzo che lei aveva frequentato durante gli anni trascorsi con la famiglia in Cile. Con la disperazione e la tenacia proprie di un padre che ha perso prematuramente la figlia e vuole portare a termine quella che è forse l'unica missione "d'amore" della sua vita, David si avventura in un mistero apparentemente insolubile: chi è Héctor Aníbal? E come rintracciarlo? Spiazzato dalle rivelazioni inattese sull'oscuro passato della figlia, David comincia a tradurre il diario, e più si addentra tra le pagine più si rende conto che trentacinque anni prima lui e i suoi colleghi avrebbero sborsato migliaia di dollari per quel quaderno.

 

Cile: da Allende alla nuova costituzione: quanto costa fare una rivoluzione?, Basso, Morri
L’11 settembre 1973 Augusto Pinochet rovescia il governo di Salvador Allende dando il via a una dittatura sanguinaria che durerà per 17 anni, cambiando per sempre la società cilena tramite la ferocia delle forze dell’ordine e l’imposizione di una crescita economica disomogenea sostenuta dal modello neoliberista statunitense. I governi democratici che si sono susseguiti nel Paese hanno proseguito le politiche del Regime e le manovre socioeconomiche sono state esportate in gran parte della regione latinoamericana. Il Cile per anni è stato definito l’Oasi del Sud America, ma nell’ottobre del 2019 la bolla scoppia, e a causa dell’aumento del biglietto della metropolitana in pochi giorni milioni di persone scendono in piazza per chiedere un cambio immediato e radicale che porti maggior eguaglianza sociale. La risposta dello Stato è però una dichiarazione di guerra verso i propri cittadini: i manifestanti vengono aggrediti, stuprati, detenuti illegalmente, fatti sparire e torturati, portando il numero di denunce per abusi a oltre undicimila. Elena Basso, giornalista che vive e lavora in America Latina, ha raccolto le testimonianze delle vittime e insieme a Mabel Morri le racconta in questo straordinario reportage a fumetti che porta a galla una dolorosa verità e una nuova domanda: quanto costa fare una Rivoluzione?

Luis: una voce sopravvissuta a Pinochet, Luis Munoz 
Dopo un esilio di oltre dieci anni, Luís Muñoz, scampato alle atrocità del regime di Pinochet, ritorna con la figlia in Cile per testimoniare in un processo per crimini contro l'umanità. Ha inizio un lungo viaggio nella memoria, a partire da quel fatale 11 settembre 1973. Dall'infanzia difficile alle prime passioni politiche come attivista militante, per arrivare alla tragedia quando il padre cerca di convincerlo a scappare, a nascondere la sua militanza, la sua identità politica. Strada non praticabile per chi ha solo la propria dignità cui restare accanto. Luís si batte e sopravvive all'odio e alle torture di cui cade vittima. "Volevo solo che mi uccidessero", disse una volta liberato, "forse è per questo che sono vivo. Chi chiedeva di vivere, è stato ucciso." Colpisce la forza, l'intima delicatezza con cui, dopo anni, cerca di ricomporre la propria esistenza aggrappandosi alle piccole cose: le tradizioni domestiche, gli usi e i costumi, i ricordi della famiglia, perché chiara è la consapevolezza che ricordare è sopravvivere, dare voce a migliaia di vite altrimenti strappate inutilmente.

Verso Sud guardando a Nord: l'avventura di un doppio esilio, Ariel Dorfman
L'11 settembre 1973, giorno del golpe di Pinochet contro il governo democratico di Salvador Allende, Ariel Dorfman, allora collaboratore del presidente cileno, doveva morire. Ma un capriccio del destino ha voluto che sopravvivesse, e potesse raccontare in questa autobiografia il sogno di quella rivoluzione pacifica finita nel sangue. Nato a Buenos Aires da una famiglia di origine ebraica, fuggito negli Stati Uniti e cresciuto a New York, dove il padre era funzionario (comunista) dell'ONU, riparato in Cile durante il maccartismo e costretto a fuggire dopo il golpe, Dorfman racconta una vita nel segno della fuga e dell'esilio: un'esistenza quanto mai rappresentativa del secolo che ora si chiude.

 

 

Il presidente deve morire: come Nixon, Kissinger e la Pepsi Cola hanno organizzato la fine di Allende: romanzo nella storia, Maurizio Chierici
Quarant'anni fa moriva Salvador Allende travolto dal colpo di stato del generale Pinochet: 11 settembre 1973. Le vittime di Santiago sono state 3.225, più 60 mila desaparecidos nei 27 anni di dittatura. Le vittime cilene erano ragazzi che anticipavano gli indignati di oggi o vecchi socialisti impegnati a reclamare la sovranità nazionale per limare i profitti delle multinazionali Usa. Impegnata a esorcizzare il fantasma di un'altra Cuba, la Casa Bianca difatti pianifica "il ritorno alla normalità". Prende avvio un lungo lavoro del Presidente Nixon e di Herry Kissinger: 10 milioni distribuiti attraverso la Cia danno la carica a Pinochet. Trame nascoste per un tempo infinito: fino a quando i documenti sepolti negli archivi di Washington vengono alla luce nel 1999. Clinton ordina alla Cia di declassificare ogni segreto che avvolge la morte di Allende. La Cia prova a disobbedire. Ma Clinton non ci sta: 17 mila documenti finiscono in internet. L'ultimo a cedere è Kissinger. La vera storia del colpo di stato in Cile ormai fa il giro del mondo. Impossibile fermare la rabbia di chi ha perso fratelli, amici, figli, nei campi di concentramento o nelle camere a gas. Kissinger viene chiamato dal tribunale per testimoniare a proposito della scomparsa di cinque volontari francesi in Cile nei giorni che seguono la morte di Allende. Per caso il dottore è a Parigi. Salta sul primo aereo e vola via. Ma l'opinione pubblica mondiale dopo 40 anni ricomincia a ricordare e a prendere coscienza.