Marilyn Monroe, pseudonimo di Norma Jeane Mortenson Baker muore il 4 agosto 1962 a Los Angeles, città dove era nata il 1° giugno 1926. È stata un'attrice oltre che cantante, modella e produttrice, tra le più celebri della storia del cinema.
Ancora non molti conoscono il suo grande universo interiore che per tutta la vita l’ha portata a perfezionarsi continuamente nella recitazione, ma non solo. Marilyn stessa ricorda come all’inizio della sua carriera frequentasse i corsi serali all’UCLA. La sua biblioteca comprendeva classici come Milton, Dostoevskij e Whitman e autori contemporanei, tra cui Hemingway, Beckett e Kerouac. Per non parlare del suo interesse per l’arte figurativa.
Vero e toccante ciò che disse di lei Gloria Steinem: “La cosa più tragica è che il tempo, lo sforzo, l’ossessione dedicati a spiegare la morte di Marilyn hanno fatto ben poco per spiegarne la vita”.
Per tutta la vita coltivò anche la scrittura innanzitutto come forma di ricerca di sé. “Prendeva appunti, mettendo sulla carta sensazioni e pensieri ed esprimendo la propria meraviglia”. E, dando forma a questo flusso di coscienza (lesse anche l’Ulisse di Joyce), sì, Marilyn scrisse anche poesie.
Trentacinque anni vissuti con un corpo estraneo
trentacinque anni
con i capelli tinti
trentacinque anni
con un fantoccio.
Ma io non sono Marylin
io sono Norma Jean Baker
perché la mia anima
vi fa orrore
come gli occhi delle rane
sull’orlo dei fossi?
Di tanto in tanto
faccio delle rime
ma non prendetevela
con me.
All’inferno, so benissimo
che non si vende;
quel che voglio dire
è quel che ho in testa.
Dipingere i piatti
dipingere i desideri
Tra quanto posseduto dalle Biblioteche Civiche consigliamo in particolare:
Marilyn Monroe : fragments : poesie, appunti, lettere / a cura di Stanley Buchthal e Bernard Comment
Nella prefazione all’edizione italiana Antonio Tabucchi scrive: “Questo libro, con tutti i suoi documenti inediti, rivela la complessità dell’anima che stava dietro l’immagine. Poesie, lettere, diari intimi, note prese a caso, testi che caricano l’immagine di quel volto bellissimo e radioso di un senso per molti insospettato e che invece è ‘fuori serie’, in senso contrario a come la immaginò Andy Warhol, che la fece ‘seriale’; tutti questi testi emergono da questo libro che riunisce non ciò che Marilyn sembrava ma ciò che pensava.