L’Espresso

Nel 1955 Arrigo Benedetti e Eugenio Scalfari decidono di fondare un giornale a Roma. Scalfari presenta un piano industriale a due importanti imprenditori: Adriano Olivetti e Enrico Mattei. Viene concluso un accordo con il primo, per un settimanale, che esce in edicola il 2 ottobre di quell’anno.
Il periodico si definisce, nella testata, «settimanale di politica, cultura ed economia».

Per molti anni appuntamenti fissi del settimanale sono stati quelli relativi alla politica estera (Taccuino Internazionale di Antonio Gambino), cinema (la cui rubrica è stata tenuta da Alberto Moravia), all'architettura (Bruno Zevi), alla televisione (Sergio Saviane), alla letteratura (Paolo Milano ed Enzo Siciliano), e al costume (Il lato debole di Camilla Cederna). 
Dal 2001 al 2016 l'ultima pagina del giornale ha ospitato in alternanza quindicinale due rubriche: La bustina di minerva (nata nel 1985), una rubrica di divagazioni, firmata da Umberto Eco, e Il vetro soffiato, una rubrica di ragionamenti, di Eugenio Scalfari. Dopo la morte di Eco, l'alternanza è tra Scalfari e Bernardo Valli, la cui rubrica si intitola Dentro e fuori. 
Tra gli altri appuntamenti fissi la vignetta di Altan che apre lo sfoglio del giornale, le tavole di Makkox, la pagina di Michele Serra intitolata Satira preventiva, quella di Bernardo Valli Dentro e fuori e quella di Michela Murgia, L'Antitaliana (in precedenza era la rubrica settimanale di Giorgio Bocca e dal 2011 era passata a Roberto Saviano). 
Per L'Espresso hanno scritto giornalisti ed editorialisti molto noti nel mondo dell'informazione, fra questi Umberto Eco, Leonardo Sciascia, Antonio Gambino, Alberto Moravia, Enzo Siciliano, Bruno Zevi, Tullio De Mauro, Giuseppe Turani, Umberto Veronesi, Alberto Arbasino, Giovanni Giudici, Gad Lerner, Roberto Cotroneo, Giampaolo Pansa, Giorgio Bocca, Enzo Biagi, Antonio Padellaro, Marco Travaglio, Peter Gomez e Edmondo Berselli. 
Tra le firme attuali più note si ricordano Eugenio Scalfari, Ezio Mauro, Michele Serra, Roberto Saviano, Altan, Makkox, Massimo Cacciari, Stefano Bartezzaghi, Gigi Riva, Roberto Andò, Michela Murgia, Colin Crouch, Gianni Vattimo, Michele AInis, Luigi Zingales, Giuseppe Catozzella, Natalia Aspesi, Bernardo Valli, Valeria Parrella, Germano Celant, Jeremy Rifkin. 

Nel numero del 3 luglio:

Scienziati precari

Uno sguardo sulla situazione del lavoro nelle università italiane, alle prese con una possibile riforma consentita dai contributi del Pnrr2. In particolare l’attenzione è posta sugli oltre 25.000 ricercatori, dipendenti a tempo determinato in cerca di stabilità e quindi sempre sull’orlo del trasferimento all’estero. Gloria Riva analizza le attuali tendenze, il confronto con l’Europa, le discriminazioni di genere e porta le testimonianze di Giorgio Parisi, fisico e premio Nobel e Gianvito Vilè, ricercatore al Politecnico di Milano.

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In volo sul mare dei coralli – L'ultima favola di Saint-Exupéry, il piccolo principe di Alghero
 
Maurizio di Fazio ci porta ad Alghero, dove Antoine de Saint-Exupéry trascorse gli ultimi mesi della sua vita. Morto nel luglio 1944 a seguito dell’abbattimento dell’aereo che stava pilotando in missione di ricognizione, Alghero ora gli dedica un museo, il MASE Museo Antoine de Saint-Exupéry, all’interno di una torre costiera aragonese, vicino alla casa abitata dallo scrittore e che ora non esiste più.

Consigliato dalle biblioteche

lettera_a_mia_madre_cop.jpgLettere a mia madre, Antoine de Saint-Exupéry
Lettere a mia madre comprende la corrispondenza indirizzata da Saint-Exupéry alla "mamma adorata" tra il 1910 e il 1944: l'epistolario si conclude infatti con la struggente lettera del luglio 1944, che fu recapitata alla madre quando Saint-Exupéry era già morto da un anno. In esso possiamo leggere, come in filigrana, alcune stagioni della vita del grande scrittore francese: la fanciullezza e l'adolescenza, la giovinezza e la maturità. Questo epistolario è segnato da alcuni punti fermi che contraddistinguono la sua narrativa: la levità festosa, la quotidianità minima e familiare, lo humour sbarazzino e immediatamente godibile, la riflessione acuta, la verità dei sentimenti. Saint-Exupéry tocca con garbo e dolcezza affettuosa le piccole cose, portandole ad un alto livello di sensibilità e di sguardo partecipe e, insieme, è dotato di un pensiero originale, improvviso e incalzante, che convince profondamente. Soprattutto questo 'diario' si rivela come un altare fiorito per la madre, cui il futuro scrittore confida, con una punta di amorevole cerimoniosità secondo l'educazione dell'epoca, le sue difficoltà, i successi e le gioie; la sua cronica mancanza di denaro e i suoi abbattimenti. C'è una costanza d'amore in tutto questo affascinante, inimitabile epistolario, dove si manifesta sì la geografia dell'anima ma si mostra anche la geografia viva del territorio, particolarmente quella del deserto africano che Saint-Exupéry sorvolò incessantemente come pilota di linea.
 

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scali_in_patagonia_e_altri_scritti_cop.jpgScali in Patagonia e altri scritti, Antoine de Saint-Exupéry
Scriveva Saint-Exupéry, a proposito degli articoli che veniva via via pubblicando su diverse testate, di saper bene quali rimproveri gli sarebbero stati rivolti: "I lettori di un giornale", osservava, "pretendono reportages concreti, non riflessioni... Ma io ho un altro parere in proposito". Questo suo diverso parere lo troviamo alla base di tutti i suoi articoli, a cominciare da quelli riuniti in questo volume, che lo vedono di volta in volta alle prese con la sua professione di pilota di linea e con la differente geografia dei suoi viaggi, dall'Algeria alla Patagonia, dalla Russia dei soviet alla Spagna della guerra civile. Ma è proprio la "riflessione" che dà a questi articoli il loro sapore particolare e insieme la loro maggiore originalità: quello che interessa a Saint-Exupéry non è infatti il resoconto in sé di storie e paesi, che pure sono presenti nelle sue note di viaggio, ma il racconto di situazioni umane, nella ricerca di quei valori e ideali comuni a tutti che stanno alla base del suo "umanesimo".