medea_di_wolf.jpgMedea. Voci, Christa Wolf, E/O
Riscrittura della tragedia che per antonomasia rappresenta la figura della madre infanticida, Medea. Voci di Christa Wolf ribalta la versione euripidea che vede Medea come la madre che ha ucciso i propri figli. Questo romanzo propone una figura di donna forte e generosa, depositaria di un remoto sapere del corpo e della terra, emarginata da una società intollerante al punto da lapidarle i figli.
Tornati in Grecia dalla Colchide orientale, terra natale di Medea, quest’ultima e il suo sposo Giasone, capo degli Argonauti, decidono di mettere su famiglia. Ora Giasone ha il pieno potere su tutta la Grecia, specialmente sulla provincia di Corinto, dato che ha ucciso da solo il cattivo zio Pelia che gli usurpava il trono. Ora che Giasone ha compiuto le due imprese della propria vita, il recupero del Vello d’oro e lo spodestamento dello zio, fa procreare alla sposa Medea due figli maschi.
La situazione, però, si comincia a incrinare quando Medea si rende conto di essere una presenza ostile ai cittadini civilizzati della Grecia. Quando viveva nella natia Colchide, Medea era una vera nobile, ma in questa nuova terra non riesce a essere a suo agio: le mancano l'affetto del padre e dei familiari che è stata costretta ad abbandonare per amore di Giasone. Oltre a questi problemi, ci si mettono anche i crudeli e cinici cittadini di Corinto che scelgono di farla scacciare via dalla città una volta per tutte, per pura ostilità. Dopo il suicidio di Glauce -figlia del re di Corinto e promessa sposa di Giasone-, gli abitanti di Corinto fanno ricadere su Medea la colpa della morte della giovane e mettono in atto il macabro e raccapricciante piano di uccidere i figli della protagonista, facendola incolpare di questo crimine orrendo. 
Il romanzo viene pubblicato in Italia da E/O a partire dal 1996.
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Approfondimento sul mito classico di Medea nella versione di Euripide: TecheRai
 

mostruosa_maternita.jpgMostruosa maternità, Romana Petri, Perrone
Romana Petri mette insieme dodici racconti di varia natura, ambientati in diversi luoghi ed epoche, con il comune oggetto della narrazione della maternità nei suoi aspetti più grotteschi, disumani, orribili. In realtà si tratta di undici racconti di maternità incorniciate nel dodicesimo racconto che narra del delitto di Cogne. Quest’ultimo è spezzato in due, una parte all’inizio e una alla fine, secondo le due diverse prospettive: il punto di vista interno di Anna Maria Franzoni, Le solite cose. Bologna, (Carcere di Dozza giugno 2008) e il racconto esterno che mette in scena due settantenni sotto il casco dal parrucchiere, mentre parlano del terribile fatto di cronaca di Cogne, Colpevole o innocente. Roma (parrucchiere di via Gallia).
I racconti di Romana Petri non indagano soltanto le figure di madri crudeli o assassine per mano propria, ma anche di quelle donne che hanno permesso a padri violenti e abusanti di infierire sui loro figli.
Con questa raccolta di racconti, pubblicata nel 2022 da Giulio Perrone, Romana Petri ci mostra come il tema della maternità mostruosa sia antico e trasversale rispetto alle diverse epoche storiche e come l’unica differenza tra il passato e il presente sia la maggiore diffusione delle notizie di cronaca attraverso i mass media contemporanei.

Approfondimento: Podcast - Romana Petri legge un estratto del suo libro