(agg.2024)

Ogni anno, il 21 marzo, l'Associazione Libera celebra la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Dal 1996, ogni anno, una città diversa, un lungo elenco di nomi viene recitato, per far vivere ancora tutte le vittime, per non farle morire davvero.
Il primo omicidio di mafia in Italia risale al 1861: Giuseppe Montalbano, un medico ucciso il 3 marzo 1861 vicino ad Agrigento.

Da allora sono state più di mille le vittime innocenti:
Oltre 500 vittime di Cosa Nostra
Oltre 200 vittime dell'ndrangheta
Oltre 200 vittime della Camorra
 

Approfondimento: Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie su raiscuola.jpg

Io posso. Due donne sole contro la mafia, Pif, Marco Lillo

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Gli obiettivi del libro sono tre.

Il primo: attraverso la vendita del libro raccogliere la cifra necessaria per pagare quel famoso 3 per cento dell’Agenzia delle entrate. 

Il secondo: far avere lo status di ‘vittime di mafia’ alle sorelle Pilliu. 

Il terzo: ristrutturare le palazzine semidistrutte e concederne l’uso a un’associazione antimafia.

 

 

 

Io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no “Immaginate di tornare un giorno a casa vostra e di trovare un costruttore legato alla mafia lì davanti. Immaginate che vi dica che quella non è casa vostra, ma sua. E che, qualche anno dopo, ve la danneggi gravemente per costruirci accanto un palazzo più grande. E immaginate di dover aspettare trent’anni prima che un tribunale italiano vi dia ragione. Immaginate che, dopo tutto questo tempo, vi riconoscano un compenso per i danni, che però nessuno vi pagherà mai dato che il costruttore nel frattempo è stato condannato perché legato alla mafia e lo Stato gli ha sequestrato tutto. E ancora, immaginate che di quella somma, che non riceverete mai, l’Agenzia delle entrate vi chieda il 3 per cento. Questo è quello che, più o meno, è successo a Maria Rosa e Savina Pilliu. E diciamo ‘più o meno’, perché in trent’anni, in realtà, è successo questo e molto altro. Intorno al palazzo abusivo si aggireranno vari personaggi: mafiosi eccellenti, assessori corrotti, killer latitanti, avvocati illustri, istituzioni pavide, vittime di lupare bianche, anonimi intimidatori e banchieri generosi. E poi ci mettiamo anche noi due che, venuti a conoscenza della vicenda, abbiamo deciso di scrivere questo libro. La nostra intenzione è cambiare il finale di questa storia, con l’aiuto di tutti.Io posso’ è una sorta di mantra a Palermo. Non importa cosa dice la regola, perché tanto ‘Io posso’. Le regole valgono solo per gli stupidi. ‘Io posso’ sottintende sempre: ‘E tu no’. Ecco, a noi piace molto questa frase. La gridiamo a gran voce ma con un senso opposto. Io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no.”

502 vittime innocenti di Cosa Nostra

 

solo_e_coraggio_cop.jpgSolo è il coraggio. Giovanni Falcone, il romanzo, Roberto Saviano
Un'esplosione squarcia la quiete della campagna corleonese. Il giovanissimo Totò Riina assiste allo sterminio dei suoi familiari intenti a disinnescare una bomba degli Alleati per ricavarne esplosivo. È un boato che distrugge e che genera. La piaga che molti, con timidi bisbigli, chiamano mafia, ma che d'ora in poi si rivelerà a tutti come Cosa nostra, s'incarna da qui in avanti nella sua forma più diabolica. Ma con potenza uguale e contraria, per fronteggiare l'onda di quella deflagrazione scaturisce anche il suo antidoto più puro. È il coraggio, quello che sorregge l'ingegno e l'intraprendenza, che sopperisce ai mezzi spesso insufficienti: il coraggio che scorre in Giovanni Falcone, negli uomini e nelle donne che insieme a lui sono pronti a lanciarsi in una battaglia furiosa dove la vita vale il prezzo di una pallottola. La storia di un magistrato che insieme a pochi altri intuisce la complessità di un'organizzazione criminale pervasiva, ne segue le piste finanziarie, ne penetra la psicologia e ne scardina la proverbiale omertà, è narrata in queste pagine con l'essenzialità di un dramma antico: sul proscenio, un uomo determinato a ottenere giustizia, assediato dai presagi più cupi, circondato dal coro dei colleghi che prima di lui sono caduti sotto il fuoco mafioso; stretto, nelle notti più buie, dall'abbraccio di una donna che ha scelto di seguirlo fino a dove il fato si compirà. Roberto Saviano ha voluto onorare la memoria del giudice palermitano strappandolo alla fissità dell'icona e ripercorrendone i passi, senza limitarsi a una ricostruzione fondata su uno studio attentissimo delle fonti, degli atti dei processi, delle testimonianze, ma spingendo la narrazione fino a quello «spazio intimo dove le scelte cruciali maturano prima di accadere». Questo romanzo ci racconta una pagina fatidica della nostra storia, illumina la vita di un uomo che, nel pieno della carriera, fu in realtà al culmine del suo isolamento. E leva il canto altissimo della sua solitudine e del suo coraggio.
Giovanni Falcone

pessimo_affare.jpgUn pessimo affare. Il delitto Borsellino e le stragi di mafia tra misteri e depistaggi, Giovanni Bianconi
Alle 16.58 del 19 luglio 1992 in via D’Amelio, a Palermo, scende la notte. Un’esplosione devasta la strada e le auto parcheggiate uccidendo il giudice Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta. È l’attentato più annunciato della storia. A meno di due mesi dalla strage di Capaci in cui è morto Giovanni Falcone, senza che sia stato fatto nulla per evitarlo. E senza essere arrivati, trent’anni dopo, a una verità definitiva su mandanti e responsabili. Giovanni Bianconi ricostruisce in queste pagine quel tragico evento tra misteri, dettagli e testimonianze inedite o dimenticate: i precedenti tentativi di attentato contro il magistrato, le polemiche sulle protezioni inadeguate, l’ipotesi della candidatura alla Superprocura e poi la bomba, i traffici intorno alla macchina in fiamme, la borsa ricomparsa vuota e l’agenda rossa sparita. Fino al grande depistaggio delle indagini, con la creazione di un falso pentito. Un delitto che porterà all’adozione di nuove norme contro la criminalità organizzata e risulterà un «pessimo affare» per i mafiosi. Ma intrighi e coperture avevano caratterizzato anche le indagini dell’attentato in cui perse la vita il prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa dieci anni prima: come e perché sparirono le carte del generale inviato a Palermo a seguito dell’assassinio di Pio La Torre? Chi ha voluto davvero quell’omicidio rivelatosi controproducente per Cosa nostra? Anomalie, interrogativi e false piste che ricorrono in altri episodi della nostra storia, come la strage neo-fascista di Brescia del 1974. Coincidenze che l’autore ricompone come tasselli di un ampio affresco di crimini e complicità che ha segnato indelebilmente il Paese e chiede ancora verità e giustizia.
Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Carlo Alberto dalla Chiesa,  Pio La Torre

siate_rompiscatole.jpgSiate rompiscatole! La storia di padre Pino Puglisi raccontata alle ragazze e ai ragazzi, Paolo Borrometi
La storia di Padre Pino Puglisi è una storia piena di amore, dignità, libertà. Prendeva sempre le difese dei più deboli, in particolare di bambini e ragazzi, ed era pronto a tutto pur di non abbandonarli. Le sue armi erano una scatola di cartone, un pallone da calcio e il suo immancabile sorriso. Si batté in modo particolare affinché nel suo quartiere, Brancaccio a Palermo, venissero create scuole aperte a tutti: era convinto che l'educazione fosse la vera arma per combattere la criminalità organizzata. Credeva nella scuola come alternativa alla violenza, per spiegare le proprie ragioni e comprendere quelle degli altri, per diventare dei veri rompiscatole, proprio come si definiva lui: persone che non abbassano lo sguardo davanti alle ingiustizie, ma le combattono con la gentilezza. Continuare a raccontare la storia di Padre Pino Puglisi ci aiuta a ricordare l'importanza del suo esempio. L'esempio di un uomo che sapeva a cosa andava incontro ma che, nonostante le minacce ricevute, ha continuato a difendere quello in cui credeva, fino all'ultimo sorriso. Per ragazzi
don Pino Puglisi

 

peppino_impastato_un_rivoluzionario_vero.jpgPeppino Impastato. Un rivoluzionario vero, Carla Virzì 
I due militari dell’Arma dei carabinieri se ne stavano in piedi, in commissariato, annuendo con aria di sufficienza e di boria mentre raccontavano dell’incidente di sicura matrice terroristica. Era il 1978, del resto, che altro poteva essere, se non un attentato terroristico, quello in cui lo stesso sovversivo era rimasto ucciso, appena ragazzo, reo di “giocare” con sostanze esplosive? E sarebbe finita così, seppellita da carte bugiarde pesanti come pietre, la vicenda giudiziaria di Peppino Impastato, se tra quelle menzogne non fosse stato gettato il seme della verità. Una storia di giustizia e di riscatto che va a ritroso nel tempo, tra i giorni coraggiosi di un poeta, un giornalista, un attivista, per saltare talvolta in avanti, nelle fredde aule di tribunale e tra le persone in marcia, che contro la mafia alzano un solo instancabile grido: «Peppino! Peppino! Peppino!» Per ragazzi
Peppino Impastato

non_chiamateli_eroi_cop.jpgNon chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie, Nicola Gratteri, Antonio Nicaso non_chiamateli_eroi_cop_ebook.jpg
Il 23 maggio del 1992 Giovanni Falcone, la scorta e sua moglie vengono uccisi nella Strage di Capaci. Pochi mesi dopo, il 19 luglio, Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta perdono la vita nella Strage di via D'Amelio. A 30 anni dalla loro morte, una raccolta di storie e personaggi per raccontare ai ragazzi il loro coraggio e per continuare lottare contro le mafie nel loro nome. Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ricordano le vite di chi, guardando la mafia negli occhi, ha deciso di difendere le proprie idee, la propria dignità: gli occhi di Giuseppe Letizia che, nel buio, assistono spaventati allo svolgersi di un feroce assassinio; le parole "pericolose" di Peppino Impastato che ridicolizzano quegli uomini considerati intoccabili; i saldi principi di Giorgio Ambrosoli; la lotta solitaria del generale dalla Chiesa; la missione contro la mafia di Rosario Livatino, il "giudice ragazzino"; la determinazione di Libero Grassi a non cedere ai tentativi di estorsione; l'alternativa alla mafia e la possibilità di una vita diversa offerta ai giovani da don Pino Puglisi; il diritto a vivere libera rivendicato da Lea Garofalo. I loro sogni, la loro speranza, il loro coraggio sono un modo per non dimenticare: "Si può fare qualcosa, e se ognuno lo fa, allora si può fare molto". Per ragazzi
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro (strage di Capaci)
Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina (Strage di via D'Amelio)
Giuseppe Letizia, Peppino Impastato, Giorgio Ambrosoli, Rosario Livatino, Libero Grassi, don Pino Puglisi, Lea Garofalo

libero_grassi_storia_di_uneresia_borghese_cop.jpgLibero Grassi. Storia di un'eresia borghese, Marcello Ravvedutolibero_grassi_storia_di_uneresia_borghese_cop_ebook.jpg
Un'accurata e accorata biografia di un autentico eroe civile. Non un poliziotto, non un militare, non un politico ma un imprenditore che osò sfidare la mafia e fu ucciso per questo, nel silenzio delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Un libro che racconta, con la passione della grande narrativa e il rigore del giornalismo d'inchiesta, la vita di Libero Grassi, l'imprenditore ucciso dalla mafia nel 1991 per il suo ostinato, pubblico rifiuto di pagare il pizzo. "Libero Grassi non è più l'industriale che ha negato il suo consenso alla mafia, ma l'emblema di una ribellione possibile. I quotidiani ripetono ossessivamente gli stessi termini. Su tutte spiccano due parole: simbolo ed eroe. Il 29 agosto del 1991, secondo l'Eurispes, è nata una figura imprevista, destabilizzante per la mafia e per lo stato che la combatte: la figura dell'eroe. Un eroe diverso da quelli belli, prepotenti e rampanti celebrati nei film, nelle riviste patinate e persino dai partiti politici degli anni ottanta. Un eroe, privo di particolari superiorità, che smaschera la pochezza dei finti coraggiosi, paladini del lusso, cultori dell'immagine ed esperti della comunicazione di massa. Uomini e donne normali il cui rigore morale individuale diviene, nella latitanza di personaggi pubblici carismatici, punto di riferimento sostanziale a cui affidare la difesa del bene comune." Postfazione di Davide Grassi.
Libero Grassi

per_sempre_libero_cop.jpgPer sempre libero. La storia di Libero Grassi, Annamaria Piccione
Un brillante imprenditore, un amico sincero, un infaticabile lavoratore: questo era Libero Grassi. Ma era soprattutto un uomo coraggioso, che a Palermo seppe opporsi al ricatti della mafia mentre tutti vi cedevano quasi fosse un destino inevitabile. Amava troppo la sua azienda per consegnarla alle mani dei criminali, e per questo, per non essersi piegato, fu ucciso. Saverio scopre la sua storia dal nonno Nino, che di Libero era amico, e la fa sua per sempre, come un esempio prezioso. Per ragazzi
Libero Grassi

 

peppino_impastato_un_giullare_cop.jpgPeppino Impastato. Un giullare contro la mafia, Marco Rizzo, Lelio Bonaccorso
Dai microfoni di Radio Aut, con l'arma tagliente della satira, poche settimane prima del suo assassinio Peppino Impastato attacca ancora una volta i mafiosi di Cinisi, e in particolare il terribile boss Tano Badalamenti. Come nel film "I cento Passi" e ora a fumetti, dalle reazioni degli abitanti di Cinisi e dalle testimonianze inedite di amici e parenti, ecco il ritratto del giovane Peppino: amico sincero in prima linea nella lotta alla mafia, fonte di ispirazione continua ed esempio di impegno civile per i più giovani, figlio coraggioso che ha rinunciato al retaggio mafioso della famiglia, seccatura da levare di mezzo il prima possibile, nell'interesse dei mafiosi e dei politici locali. Per ragazzi
Peppino Impastato

 

peppino_impastato_una_voce_libera_cop.jpgPeppino Impastato. una voce libera, Davide Morosinotto
Totò vive a Cinisi, vicino a Palermo. Ha una famiglia grande, fatta di zii, cugini, fratelli e sorelle. E poi c'è lo zio Tano, Gaetano Badalamenti, che vuole essere chiamato «zio» anche se non lo è davvero. Ogni suo desiderio è legge, e Totò deve adeguarsi, anche se non capisce perché. La verità gliela rivela un giorno una voce alla radio. Una voce che osa prendere in giro lo zio Tano e che lo identifica per quello che è, un boss della mafia, una voce che smaschera crimini, corruzioni, minacce. Totò non ha mai sentito la parola «mafia». Ma resta affascinato da quella voce che parla di libertà, verità, coraggio. Parla di lui. Così scappa di nascosto e arriva alla sede di Radio Aut, dove Peppino Impastato e i suoi amici stanno conducendo la loro lotta. Totò diventerà la loro mascotte. E assisterà così agli ultimi giorni di Peppino, fino al terribile attentato che gli toglierà la vita. Età di lettura: da 10 anni. Per ragazzi 
Peppino Impastato

Video con la canzone dei Modena City Ramblers - I cento passi

I cento passi, un film di Marco Tullio Giordana
La vera soria di Peppino Impastato ribellatosi al padre mafioso e alla cultura del silenzio, a quel mondo che ha tutta l'apparenza di normalità, ma non lo convince. Cento passi separano la sua casa da quella del boss mafioso Badalamenti. Ma quei cento passi Peppino non li vuole fare. E mai li farà.
Peppino Impastato 
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231 vittime innocenti dell'ndrangheta

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Fimmine ribelli. Come le donne salveranno il paese dalla 'ndrangheta, Lirio Abbate

 

Leggi l'approfondimento sulla nostra rubrica Focus on... Fimmine ribelli, le donne e la mafia

 

Angela Costantino
Maria Teresa Gallucci
Maria Concetta Cacciola
Tita Buttafusca

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206 della Camorra

Storia dellstoria_della_camorra_cop.jpga camorra, Francesco Barbagallostoria_della_camorra_cop_ebook.jpg
Assurta agli onori della gloria mediatica con Roberto Saviano, soffusa di racconti e leggende sulle sue origini, a distanza di più di un secolo dalla sua nascita nei vicoli di Napoli la camorra non è mai stata studiata nel suo percorso. Questo è il primo tentativo di stilare una sua storia complessiva da inizio Ottocento fino ai giorni nostri, di seguirne i costumi, le regole, la mentalità, gli affari, gli intrecci con la politica e con le altre organizzazioni criminali, fino a tessere quella rete che oggi gestisce un enorme patrimonio e investe nei settori più redditizi dell'economia e della finanza. Dal tempo dei Borboni, quando inizia la sua attività delinquenziale e si da un'organizzazione, l'onorata società gestisce le estorsioni su quasi tutte le attività produttive, i mercati, le case da gioco, la prostituzione. La storia sembra scivolarle addosso, nonostante le repressioni postunitarie e l'impegno dei grandi intellettuali che hanno lottato per portare la questione meridionale al centro dell'interesse del nuovo Stato unitario, nonostante ogni tentativo di farle terra bruciata attorno. Nel corso degli anni non cessa di evolversi tra corruzione e clientele, accaparrando nuovi spazi di azione e nuove forme ben più consistenti e di più ampio respiro rispetto ai suoi tratti storici. Oggi la camorra ha circa 6000 affiliati, i suoi utili sono calcolati in 13 miliardi di euro, in un quindicennio il suo fatturato si sarebbe quintuplicato. Non è il frutto del sottosviluppo, tutt'altro.
Giancarlo Siani
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