Nel 1870 gli eredi del conte Pietro Leopoldo Ferri (1786-1847), i fratelli Francesco e Giambattista, donarono alla città di Padova una collezione di oltre 1.000 volumi e opuscoli, che il padre aveva raccolto in dodici anni e descritto con cura nel volume Biblioteca femminile italiana, pubblicato nel 1842 con interessanti note di Ferri sulle edizioni censite. La raccolta è «composta dalle sole opere originali o tradotte, in prosa od in verso, che le colte mie connazionali dal decimoterzo secolo sino ai giorni nostri dettarono e vennero date alla pubblica luce», come dice lo stesso Ferri che aggiunge con orgoglio: «Nessuno prima di me volto aveva il pensiero e le cure ad una femminile nazional Biblioteca».
La Biblioteca femminile italiana offre un interessante panorama, ovviamente non esaustivo, della produzione letteraria femminile e costituisce il nucleo originario e principale della Raccolta femminile (sigla CF) della Biblioteca Civica. La collezione contava 785 autrici e oltre duecento edizioni rarissime e fu poi accresciuta dalla Biblioteca Civica fino agli anni '30 del Novecento, con l'intento di assicurare le pubblicazioni mancanti, anteriori alla morte di Ferri.
I testi sono ovviamente diversissimi, si spazia dal Libro della divina dottrina di santa Caterina da Siena (foto a sinistra), prezioso incunabolo adornato da vignette xilografiche pubblicato nel 1496 da Lucantonio Giunta, alle Epistole familiari di Laura Cereta, vissuta nella seconda metà del Quattrocento, che difende polemicamente le donne spronandole a emanciparsi dai propri mariti. Le sue Epistole andarono in stampa circa un secolo più tardi, grazie al colto Giacomo Filippo Tomasini, membro dell’Accademia dei Ricovrati e storico dell’Università di Padova che ne apprezzò scrittura e contenuti. È presente l'edizione veneziana del 1544 delle Rime della padovana Gaspara Stampa, stampate dopo la sua morte; il noto canzoniere d'amore, apprezzato da Gabriele D'Annunzio, fu ampiamente studiato e criticato dopo il Rinascimento. Altra opera postuma è Il merito delle donne (foto a destra), stampato nel 1600, otto anni dopo la morte dell'autrice Moderata Fonte (pseudonimo per Modesta Dal Pozzo). Il testo è un dialogo che si svolge in due giornate tra sette donne veneziane che discutono in libertà «senza haver rispetto di uomini che le notassero o le impedissero» sulla condizione della donna e sui rapporti con l'uomo. Le diverse osservazioni pongono Moderata tra le prime sostenitrici dell'emancipazione femminile.
Un'altra letterata padovana, apprezzata dai contemporanei, è Valeria Miani, ritenuta la prima donna del Cinquecento a scrivere in Italia una tragedia, Celinda, pubblicata nel 1611, una storia d'amore dal finale drammatico. Ancora una donna colta ed eclettica, documentata con le sue opere nella raccolta, è la padovana Isabella Andreini Canali, attrice, poetessa e drammaturga, la celebre Innamorata per la Compagnia dei Gelosi. Nel 1588 va in stampa la sua pastorale Mirtilla e nel 1601 la sua raccolta di Rime.
Fra le opere delle colte figlie di Charles Patin, ricordiamo la traduzione in francesce dall'ebraico di una breve novella araba Mitra ou la démone mariée, (foto a sinistra) pubblicata da Catherine Charlotte Patin nel 1745: sottesi alla trama, sono presenti argomenti in difesa delle donne che si ispirano al movimento letterario e di costume che si era sviluppato in Francia alla metà del Seicento, il preziosismo.
Nella raccolta sono presenti pressoché tutte le donne associate all'Accademia dei Ricovorati, oggi Accademia galileiana di scienze, lettere ed arti e le letterate contemporanee di Pietro Leopoldo Ferri, come Isabella Teotochi Albrizzi.
Fra le acquisizioni successive alla donazione Ferri, molto interessante è la raccolta completa del periodico "La donna", fondato nel 1868 da Gualberta Alaide Beccari, il primo periodico di sole redattrici che divenne il giornale del femminismo italiano, conosciuto anche all'estero, nel quale si dibatteva un'ampia gamma di argomenti.