Addio Monica, ti ameremo sempre, non solo per l’allegriamonica_vitti_specchio.png

Non era soltanto un’attrice, era una vera intellettuale, si interessava di tutto, leggeva, viaggiava, si occupava di arte, di letteratura. Era molto intelligente, colta, preparata, aveva una mente aperta. Era una donna impegnata nel senso ampio della parola” (Dacia Maraini).
Monica Vitti aveva collaborato con Dacia Maraini alla sceneggiatura del film, di cui fu indimenticabile protagonista, tratto dal romanzo della Maraini Teresa la ladra.

Una grande autrice, la poetessa canadese Anne Carson (Toronto, 1950), ha celebrato Monica Vitti con due componimenti; entrambi i poemetti, pubblicati in origine sulla London Review of Books, confluirono poi in Decreation (2005) ancora in attesa di traduzione in edizione italiana. Sono apparentemente un’ode a Michelangelo Antonioni e ai film, L’eclisse (1962; scritto da Antonioni con Tonino Guerra, Elio Bartolini e Ottiero Ottieri) e Deserto rosso (1964; scritto con Tonino Guerra) in realtà in entrambi la figura centrale è Monica Vitti che assurge, nell’immaginario poetico della Carson, alla ‘Cosa in Sé’ di ispirazione appunto kantiana.

La domanda di Kant intorno a Monica Vitti
Era nascosto in lei e dava piacere a Kant.
L’Eclisse comincia con il vento che soffia tra i capelli di Monica Vitti. Lei è in una stanza.

Kant sperimentò un piacere in parte negativo.
Da dove arriva quel vento?
Kant provò piacere in quella che chiamava Cosa in Sé.
Lei vaga per la stanza con gli occhi bassi, osservata con intensità da un uomo sulla poltrona.
La Cosa in Sé è inattingibile, insormontabile.
Lei tenta di uscire dalla stanza.
La Cosa in Sé non può essere rappresentata.
Le tende sono decorate, la stanza è piena di oggetti, le lampade stanno bruciando, qui e là,
chi sa che ora può essere, in che notte siamo? I suoi capelli si muovono lentamente.
Tuttavia proprio per il fatto di non poter essere rappresentata, la Cosa in Sé può essere inscritta tra i fenomeni.
Solleva un pezzo di carta, lo poggia.
Kant nota un fruscio tra le barriere sensibili.
La sua inquietudine la trascina, esonda, va.

Un ventilatore è sul tavolo accanto all’uomo in poltrona.
Kant si sentì fragile come un’onda.

Ora può andarsene. La superficie del film si placa.
Kant lasciò che la sua anima si espandesse.
Si vergogna un po’, ma è felice di camminare.
Felice di affrontare un’alba ancora più difficile.

Ode al Sublime di Monica Vitti
Io voglio ogni cosa.
Ogni cosa è nudo pensiero che ferisce.
Una sirena nella nebbia che fischia ci fa supporre che la nebbia sia ogni cosa.
Uova di quaglia mangiate sulle mani nella nebbia rendono ogni cosa afrodisiaca.
Mio marito scrolla le spalle quando lo dico, mio marito scrolla le spalle per ogni cosa.
I laghi dove la sua azienda ha avvelenato ogni cosa sono bellissimi come un Bruegel.
Conservo il mio negozio perché così posso vendere ogni cosa, anche se è vuoto tengo la luce accesa.
Ogni cosa può rovesciarsi.
Lo sai che nello spazio più profondo del mare ogni cosa diventa trasparente?, chiede
Corrado, l’amico di mio marito e io dico Lo sai quanto ho paura?
Ogni cosa vuole attenzione, il mio collo non è rilassato neanche quando bacio Corrado.
Kant dice che ‘ogni cosa’ esiste solo nella nostra mente, condotta da un moto di piacere e
dolore che si getta avanti e indietro quando sono sul letto di Corrado e lotto
contro ogni cosa con Corrado che guarda dall’altra parte della stanza e poi viene a letto
e mi monta e questo non fa differenza eccetto il fatto che ora devo combattere contro ogni cosa attraverso
Corrado, che ho reso ‘imperterrito’ (così Kant) sul suo letto gelido nel clangore di mezzanotte.
Cosa prenderai?, chiedo a Corrado che parte per la Patagonia e quando dice 2 o 3
valige dico che se dovessi partire porterei con me ogni cosa che vedo.
A questo Corrado non risponde se non che pensa il contrario di ogni cosa che dico.
Non è giusto quello che vorrebbe dire mio marito, lo dice su ogni cosa –
soprattutto da quando sono uscita dalla clinica, una clinica per persone che vogliono ogni cosa,
ogni cosa che vedo ogni cosa che assaggio ogni cosa che tocco ogni giorno anche i posacenere e
nella clinica domandavo soltanto una cosa Cosa devo farne dei miei occhi?

“Io voglio ogni cosa”: Monica Vitti nella poesia di Anne Carson

e_siccome_lei_cop.jpgTratto da Il Deserto Rosso (Voleva avere tutto) - M.Antonioni

Dice di lei Eleonora Marangoni nel libro E siccome lei:"Esile dalla voce rauca, delicata ma non smunta, sensuale e al tempo stesso algida, ottimista e problematica, aristocratica e popolana, vivace anche se mai davvero spensierata, provvista di una lievissima, permanente inquietudine negli occhi che chi la ama non può non conoscere altrettanto bene del suo sorriso. Monica Vitti è matura e fragile, divertente e malinconica, tenera e spietata, coraggiosa e perduta. Toglie il fiato e fa ridere, è la ragazza con la pistola e la regina dell’alienazione, la bionda fatale e l’amica con la battuta pronta."
Si tratta di una raccolta di racconti che della Vitti coglie l’inafferrabilità, la versatilità, la capacità di essere sé stessa e insieme tutte le altre. Provate a chiedere di lei: ognuno la ricorda per un motivo differente, cercherà un suo aggettivo per definirla, una battuta che gli gira in testa o un'immagine che più di ogni altra sembra raccontarla. In oltre trentacinque anni di carriera, Monica Vitti ha lavorato per il teatro, il cinema, il varietà, la radio e la tv. Chi parla di lei spesso ama definirla "un'icona italiana", ma della fissità delle icone la Vitti ha poco e niente. La sua personalità è unica proprio perché ne contiene molte e non c'è alcuna contraddizione in questo. E siccome lei non è un romanzo, ed è il contrario di una biografia: è un ritratto corale, somma di tutte le donne che Monica Vitti ha impersonato al cinema, dagli esordi negli anni cinquanta con Edoardo Anton e Glauco Pellegrini agli ultimi film diretti dal marito Roberto Russo negli anni ottanta, passando per Antonioni, Risi, Monicelli, Buñuel, Sordi, Brass, Scola. Cinquanta film – da protagonista, comparsa o comprimaria – in cui la Vitti ha dato corpo e voce a donne diversissime per desideri, carattere e destino.

IO SO CHE TU SAI CHio_lo_so_che_tu_sai_1.jpgE IO SO, un film di Alberto Sordi
La vita di un bancario cinquantenne viene sconvolta da una serie di equivoci che lo portano a scoprire i drammi segreti della sua famiglia: la figlia si droga da anni, la moglie l'ha tradito con un altro uomo e lui stesso è condannato da un male incurabile. Soltanto assumendosi le sue responsabilità di padre e di marito, l'uomo potrà nuovamente rifugiarsi nella tranquillità quotidiana. 

la_notte_antonioni.jpgLA NOTTE, un film di Michelangelo Antonioni
Giovanni Pontano, scrittore milanese di successo, attraversa un periodo di crisi matrimoniale: ogni possibilità di dialogo con la moglie sembra perduta. I due, scossi dalla visita a un amico morente e dopo un party letterario per la presentazione dell'ultimo libro di Giovanni, vagano per la città completamente svuotati. La sera, si ritrovano a una festa nella sontuosa villa di campagna di un grande industriale e si buttano entrambi in avventure sentimentali, da cui escono ancora più delusi di prima. Ma all'alba riescono finalmente a parlarsi apertamente e intravedono forse una possibilità di salvezza e di maturazione per il loro rapporto.
Il film, uno fra i più significativi del cinema italiano degli anni Sessanta, fa parte, con L'avventura e L'eclisse, del cosiddetto ciclo dell'incomunicabilità: anche in questo caso, nessuno dei personaggi riesce a instaurare rapporti sinceri e costruttivi con l'ambiente che lo circonda, né l'intellettuale Pontano, né la moglie di questi, né la giovane figlia dell'industriale, interpretata da una bravissima Vitti: solo la morte dell'amico sembra scalfire la passività dei due protagonisti... prosegue su mymovies.it.

POLVERE DI STELLE, un film di Alberto Sordipolvere_di_stelle.jpg
Una coppia di attori d'avanspettacolo, durante la guerra, coglie qualche successo soprattutto per mancanza di concorrenza. Ma quando la situazione torna a normalizzarsi, le vere stelle hanno successo e i guitti devono vivere di ricordi.

 

 

Incontriamola più da vicino

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cilindro_cop.jpgIL CILINDRO, una commedia in un atto di Eduardo De Filippo
La commedia, incentrata su cinque personaggi (Rita, Rodolfo, Agostino, Bettina e don Attilio -"o viecchio pazzo"-), ha come sfondo l'Italia degli anni '60 fra il boom economico e la perenne crisi della disoccupazione. Il cilindro, ben spiegato da "Agostino-Eduardo" nella commedia, è una rappresentazione del potere, atto ad intimidire gli ignoranti per la sua sola "potenza" evocativa.
La commedia teatrale risale al 1965, la sua trasposizione filmica invece è del 1978.
Due coppie di poveracci mettono a punto uno stratagemma per sbarcare il lunario: Rita (Monica Vitti), la più giovane del gruppo, si finge una prostituta e, dietro pagamento anticipato, porta i clienti nella sua camera. Quando mostra ai poveri malcapitati il letto ancora abitato dal corpo del defunto marito, che in realtà è vivo e vegeto, questi scappano via inorriditi anche grazie alla presenza di Agostino (Eduardo De Filippo) e del suo cappello a cilindro, che rende il tutto ancora più lugubre. Interpreti: Eduardo De Filippo, Luca De Filippo, Monica Vitti, Vincenzo Salemme

Monica intervista Eduardo

L'Ammore Ched'è Eduardo De Filippo e Monica Vitti.
Un commovente omaggio a due Grandi.

Monica autrice

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IL LETTO È UNA ROSA, Monica Vitti, disegni originali dell'autrice 

"Il letto è una rosa, un fiume, il luogo degli amori, degli abbandoni, dove si parla e ci si lascia, si ama e si odia, si tradisce, si piange, si ride, si ricorda e si dimentica.."
L'autrice sta lavorando al montaggio del suo nuovo film, negli studi di via Margutta. E' alle prese con la moviola, ma viene spesso distratta da una misteriosa finestra della casa di fronte, da cui giungono strane voci e rumori sinistri. Inoltre c'è il passato della narratrice che riaffiora di continuo, in un flusso di rievocazioni e aneddoti ai quali si mescolano riflessioni, sogni e fantasticherie. Il libro ha quindi tre fili conduttori: le alterne vicende del film in lavorazione, il "giallo" della finestra di via Margutta e il monologo interiore della protagonista.