«Ricordatemi come vi pare. Non ho mai pensato di mostrarmi diversa da come sono per compiacere qualcuno. Anche a quelli che mi odiano credo di essere stata utile, per autodefinirsi. Me ne andrò piena di ricordi. Mi ritengo molto fortunata. Ho incontrato un sacco di persone meravigliose. Non è vero che il mondo è brutto; dipende da quale mondo ti fai. Quando avevo vent’anni ci chiedevamo se saremmo morti democristiani. Non importa se non avrò più molto tempo: l’importante per me ora è non morire fascista».

Michela Murgia

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Non è semplice scrivere un omaggio per Michela Murgia (Cabras, 1972- Roma, 2023), e non per mancanza di argomenti, ma perché lascia noi, i suoi lettori, troppo presto. Sarda di nascita, romana di adozione, con una formazione cattolica e una laurea in Scienze religiose, Michela Murgia ha rappresentato nel panorama culturale contemporaneo una voce forte, intelligente, indomabile e per questo tante volte anche scomoda.

Il suo esordio con Il mondo deve sapere fu subito un atto politico, in quanto la pubblicazione nasceva da un blog in cui Murgia denunciava lo sfruttamento del lavoro in un call center del quale era dipendente. Il libro venne portato anche al cinema da Virzì con il film Tutta la vita davanti. Polivalente come era il suo genio, la seconda opera è di natura saggistica e dedicata alla terra d’origine, Viaggio in Sardegna. Ma è nel 2009, con Accabadora, che Murgia si fa conoscere al grande pubblico. Il romanzo, tradotto in molte lingue, vince il Premio Dessì, il Mondello e il Campiello. Con Ave Mary inizia il percorso della scrittrice dedicato alle donne, alla relazione tra il femminile e la religione, la società, il patriarcato. Discorso che verrà portato avanti sempre con più forza con il passare del tempo. Dopo le due opere narrative L’incontro e Chirù, Michela Murgia approda quasi definitivamente alla saggistica o al pamphlet. Ricordiamo: L'ho uccisa perché l'amavo: falso!, scritto con Loredana Lipperini, L'inferno è una buona memoria, ispirato al romanzo Le nebbie di Avalon di Marion Zimmer Bradley, Noi siamo tempesta, Istruzioni per diventare fascisti, Morgana, storie di ragazze che tua madre non approverebbe, Morgana, L'uomo ricco sono io, questi ultimi scritti e portati in teatro con Chiara Tagliaferri, Stai Zitta, e altre nove frasi che non vogliamo sentire più, God Save the Queer, Catechismo femminista.

Murgia torna alla narrativa con la sua ultima opera, Tre ciotole, una raccolta di racconti il cui incipit tratta, in maniera dichiaratamente autobiografica, della vita dopo la comunicazione di una diagnosi oncologica senza scampo. La scrittirce, come ultimo atto politico, ha scelto di rendere pubblica la propria fine, annunciandola, mostrando le immagini del proprio matrimonio queer, portando avanti fino all’ultimo giorno un concetto di famiglia che metta al centro le relazioni e non i legami di sangue, e non smettendo di denunciare le ingiustizie a favore di una umanità aperta e rispettosa di ogni scelta.