La Giornata Mondiale della Poesia è stata istituita dall’Unesco nel 1999 con l’intento di riconoscere all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo e della comprensione interculturali, della diversità linguistica e culturale, della comunicazione e della pace.       

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"Libertà è una parola bellissima. Per me anzitutto vuol dire libertà di essere. Libertà di essere diversa. Per cui, a dire il vero, non è senza contraddizioni con uguaglianza. Libertà di essere diversa malgrado le leggi, al di là delle leggi, anche al di là di quelle che chiamavi 'leggi di natura'. Libertà è poter scegliere senza cancellare niente di se stessi: il proprio essere intellettuale, i propri bisogni materiali, il proprio io profondo. Libertà è poter non trascurare nessuna parte di sé. Trasformare davvero il proprio rapporto con il mondo, fino all'ultimo e senza possibilità di tornare indietro." (R. Rossanda, Le altre, Feltrinelli 1989)

versi_liberta.jpgVersi di libertà. Trenta poetesse da tutto il mondo, Maria Grazia Calandrone.
“Ho scelto donne che non hanno solo scritto, ma hanno fatto, con le loro vite, poesia attiva. / Le ho scelte perché sono libere. Libere dalla convenzione della scrittura e libere dalla convenzione sociale. / Le ho prelevate da tutte le parti del mondo, perché a parole rispondessero parole e a vita, vita. / Le ho organizzate secondo l’ordine alfabetico, perché l’alfabeto mettesse a contatto parole, luoghi e vite così diverse tra loro. / Per queste donne il mondo non è uno specchio, lo hanno scavato in cerca del suo mistero e della sua ombra. / La poesia non inventa, trova. Più è attenta e ampia, più vede”.

In particolare la poetessa afghana Nadia Anjuman, morta a soli venticinque anni il 5 novembre 2005, in seguito alle percosse ricevute dal marito, ha continuato a vivere attraverso la diffusione su internet di pochi significativi testi, tradotti dal persiano prima in inglese e successivamente in tedesco e in italiano.

NESSUNA VOGLIA DI PARLARE - Testo di Nadia Anjuman - musica "The innocence of Caroline Crale" C. Gunning

IL DIRITTO DI URLARE -Testo di Nadia Anjuman -Voce di Liliana Stanziani - Regia di Domenico Ernandes

Ricordiamo la tradizione dei landays, letteralmente “piccoli serpenti velenosi”: una forma di poesia breve, popolare e antica che le donne pashtun utilizzano in segreto per denunciare le violenze e i soprusi. Landays o landai è un distico in cui il primo verso è di nove sillabe, il secondo di tredici; è una poesia semplice, comprensibile a chiunque e che chiunque può scrivere ed è certo uno dei mezzi più potenti e liberi per dare messaggi immediati, forti, che si fissino in modo indelebile. Con la poesia si sono fatte conoscere nel mondo le lotte dei popoli oppressi, si sono tramandate per secoli le storie delle genti dimenticate.

Eccone alcuni esempi:
Sogno un canto d’amore per me e tu berci alla guerra ubriaco di sangue
Ci spengono come lumini Portiamo la luce oltre ogni confine
Mi hai venduto a l’uomo vecchio, ti distruggeranno le mie maledizioni
Non genererò figli tuoi basta carnefici in questa dimora
Dove non cresce il cinnamomo sia maledetto il sole che dà vita all’uomo
Al calar della notte oscura il solo mio pensiero è la fuga nel sogno

e_solo_voce_che_resta.jpgÈ solo la voce che resta, Forough Farrokhzad

Forough Farrokhzad a metà degli anni ’50 si fa notare con la raccolta Prigioniera, poesie autobiografiche in cui esprime la voglia di liberarsi dalle catene che la società le ha imposto. Crea scandalo divorziando dal marito e affidandogli il figlio piccolissimo, per essere libera di seguire la sua strada. Nei suoi versi parla dei suoi sentimenti, le sue aspirazioni, la sua protesta. Nella vita, intreccia vari legami, cosa che le attira spietate critiche dalla società iraniana del tempo, che lo shah Reza Pahlavi vorrebbe moderna e spregiudicata, ma che, in realtà, lo è parzialmente e solo a parole. Ripara per un breve periodo in Europa, dove riceve premi e riconoscimenti internazionali per un documentario da lei girato in una comunità di lebbrosi, La casa è nera (1963).In Italia incontra il regista Bernardo Bertolucci, che la rende protagonista di un suo cortometraggio. Rientrata in patria, Forough continua a scrivere i suoi amori, infrangendo sia la morale comune sia i canoni della poesia persiana.

Saluterò di nuovo il sole di Forough Farrokhzad

Saluterò di nuovo il sole, e il torrente che mi scorreva in petto, e saluterò le nuvole dei miei lunghi pensieri e la crescita dolorosa dei pioppi in giardino che con me hanno percorso le secche stagioni.
Saluterò gli stormi di corvi che a sera mi portavano in offerta l’odore dei campi notturni.
Saluterò mia madre, che viveva in uno specchio e aveva il volto della mia vecchiaia. E saluterò la terra, il suo desiderio ardente di ripetermi e riempire di semi verdi il suo ventre infiammato, sì, la saluterò la saluterò di nuovo.
Arrivo, arrivo, arrivo, con i miei capelli, l’odore che è sotto la terra,
e i miei occhi, l’esperienza densa del buio. Con gli arbusti che ho strappato ai boschi dietro il muro.
Arrivo, arrivo, arrivo, e la soglia trabocca d’amore ed io ad attendere quelli che amano e la ragazza che è ancora lì, nella soglia traboccante d’amore, io la saluterò di nuovo.